World Cancer Day 2025. “Il ruolo del Neurologo nella gestione e presa in carico dei pazienti con neoplasie cerebrali”

Nel campo dei tumori cerebrali non esiste ancora la possibilità di una utile diagnosi precoce, ma si stanno facendo molti progressi che, sottolinea la Società Italiana di Neurologia SIN, ribadiscono l’importanza del ruolo del Neurologo nella gestione e presa in carico di questi pazienti: “In occasione del World Cancer Day 2025 (che ricorre il 04 febbraio, ndr) la SIN ribadisce l’importanza della Neurologia per la trattazione delle patologie oncologiche del sistema nervoso centrale”, dichiara Enrico Marchioni, direttore SC di Neurooncologia IRCCS C. Mondino di Pavia, presidente del Gruppo di studio Neuro-Oncologia della SIN. “La presa in carico dei pazienti affetti da neoplasia cerebrale dovrebbe essere infatti eseguita da un gruppo multidisciplinare che comprenda un Neurochirurgo, un Neuro-oncologo, un Neuro-radiologo e un Radioterapista esperto di trattamenti sul SNC. A questi profili sarebbe necessario aggiungere anche quello di un esperto in anatomia patologia e biologia molecolare, per costituire un tumor board in grado di accompagnare il paziente per tutto il percorso diagnostico terapeutico in modo efficace.”

Le neoplasie cerebrali sono forme tumorali che colpiscono il sistema nervoso e vengono classificate in primitive e secondarie: i tumori primitivi originano all’interno del sistema nervoso da cellule di origine nervosa; i secondari sono invece frutto di una diffusione metastatica a livello cerebrale di neoplasie sistemiche. I tumori cerebrali secondari (metastasi) rappresentano da soli circa la metà di tutte le neoplasie cerebrali. Gliomi, metastasi, meningiomi, adenomi pituitari e neuromi del nervo acustico rappresentano il 95% di tutti i tumori cerebrali dell’adulto; nei bambini, i tumori cerebrali rappresentano il tumore solido più diffuso, secondo solo alla leucemia.

A differenza di alcuni Paesi industrializzati, come USA e Inghilterra nei quali si assiste a un costante incremento, l’incidenza dei tumori del SNC in Italia appare pressappoco stabile negli ultimi anni. I tumori maligni sono più frequenti negli uomini rispetto alle donne: nel 2024 sono stimate circa 6.126 nuove diagnosi (con una prevalenza per gli uomini, 3.482) con una sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi del 24% negli uomini e del 27% nelle donne.

Per quanto riguarda lo studio dei fattori di rischio, ad oggi non sono noti fattori inequivocabilmente associati allo sviluppo delle neoplasie cerebrali, ad eccezione delle radiazioni ionizzanti, correlate allo sviluppo di meningiomi. Alcune malattie ereditarie, come la neurofibromatosi, la sclerosi tuberosa, la sindrome di Turcot, la sindrome di Li-Fraumeni (mutazione TP53) e la malattia di von Hippel-Lindau, sono associate a un maggior rischio per sviluppo di neoplasie del SNC. Sebbene anche il sovrappeso sia un fattore di rischio noto per lo sviluppo di diversi tipi di neoplasie, dai pochi dati disponibili si ritiene che vi sia un rischio lievemente maggiore di incidenza di glioma nei soggetti sovrappeso o obesi. Una metanalisi del 2015 ha infatti mostrato che il rischio legato all’obesità riguardi solo il sesso femminile; valori elevati di body mass index (BMI) sarebbero un fattore di rischio per neoplasie del SNC, soprattutto per meningiomi e gliomi.

L’esordio clinico a volte può essere subdolo, con sintomi sovrapponibili a quelli di altre patologie neurologiche. Spesso, la diagnosi avviene in urgenza, nonostante la sintomatologia sia presente da tempo. Per questi pazienti è necessaria l’esecuzione di accertamenti neuro-radiologici, come la risonanza magnetica (RM) con contrasto o altre tecniche radiologiche avanzate come le tecniche di perfusione, la misurazione della diffusione delle molecole d’acqua nei tessuti biologici (DWI), la spettroscopia (MRS) che aiuta a valutare in modo non invasivo l’ambiente biochimico del tessuto e la risonanza magnetica o PET (positron emission tomography). Sebbene la certezza della diagnosi si abbia solo con l’esame istologico (derivante da biopsia o da intervento di asportazione), le tecniche diagnostiche hanno fatto significativi passi avanti. La radiomica e la radiogenomica, ad esempio, offrono rispetto all’imaging convenzionale dati quantitativi e dimensionali, collegando immagini a proprietà biologiche utili; le PET con aminoacidi radiomarcati sono ormai tecniche di imaging con grosse potenzialità in termini di diagnosi, correlazione istopatologica, pianificazione dei trattamenti e prognosi. “L’avanzamento delle tecniche di imaging e i promettenti risultati degli studi di alcune terapie lasciano ben sperare per il futuro”, afferma ancora Marchioni. “Tuttavia, per la rarità della patologia tumorale e delle specifiche mutazioni genetiche sono fondamentali, quando possibile, la presa in carico e l’inserimento dei pazienti in protocolli presso Centri neuro-oncologici di riferimento.”

L’approccio terapeutico al tumore varia considerevolmente in funzione dell’età del paziente, della sede e dall’aspetto della neoplasia. Le opzioni di trattamento chirurgico possono includere la rimozione del tumore più o meno completa o la biopsia. La radioterapia ha un ruolo privilegiato nel trattamento dei tumori cerebrali primitivi e delle metastasi. La chemioterapia può risultare utile in alcuni tipi di tumore cerebrale. Ma è ai risultati incoraggianti della ricerca sulle nuove terapie personalizzate che, spiega la SIN, si guarda con fiducia: nel 2024, in occasione del meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology ASCO, sono stati diffusi risultati positivi per la terapia a bersaglio molecolare nei tumori cerebrali: lo studio internazionale di fase 3 Indigo ha dimostrato l’efficacia del vorasidenib, farmaco target anti-IDH1/2, nel trattamento dei gliomi di basso grado (astrocitoma o oligodendroglioma di grado 2) IDH mutati senza caratteristiche di aggressività che non avevano ricevuto un precedente trattamento radio e /o chemioterapico; l’utilizzo del vorasidenib ha dimostrato, in questa popolazione di pazienti, di prolungare il tempo alla recidiva rispetto ad un atteggiamento di attesa e osservazione con una ottima tollerabilità al trattamento. Altri studi in corso di realizzazione stanno valutando l’attività di altri trattamenti target (ad esempio, anti-MET, anti-FGFR) nei tumori cerebrali. In particolare, nuovi farmaci target stanno dimostrando risultati promettenti in termini di risposta, progressione di malattia e sopravvivenza anche nei meningiomi maligni. “Lo sviluppo delle terapie personalizzate apre la strada a un radicale cambiamento nell’approccio terapeutico dei tumori del SNC”, continua Marchioni. “Se per il momento il loro impiego è ancora contenuto, i presupposti per il futuro sono molto incoraggianti.”

Infine, il ruolo delle cure palliative, anche precoci, e le problematiche del fine vita hanno ormai assunto un ruolo centrale nel percorso di cura di questi pazienti, sottolineando anche come i problemi etici e medico-legali devono andare di pari passo a quelli più strettamente terapeutici.