È noto che molti pazienti con covid-19 siano morti anche per insufficienza renale ma è difficile che la presenza, in forma isolata, del virus SARS-CoV-2 a livello di alcuni componenti renali sia stata la causa dell’insufficienza stessa. Almeno fino a oggi questa è stata infatti sempre giustificata da ragioni differenti, valide anche scientificamente. “Nelle autopsie finora condotte, si è visto che 1/3 dei pazienti è deceduto a causa di un’insufficienza renale acuta”, dichiarava agli inizi di aprile Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale, Simg. “Sappiamo che l’infezione determina un aumento della microcoagulazione del sangue in diversi organi. Alcune persone potrebbero essere morte perché i reni si sono bloccati proprio a causa di questo evento. Non è un caso che l’Agenzia Italiana del Farmaco abbia dato l’OK all’uso dell’enoxaparina, un farmaco usato da tempo per la cura di diverse malattie vascolari che tendono a formare trombi ed emboli”, commentava. La causa dei danni renali va dunque ricercata nella “tempesta” che altera il processo di coagulazione del sangue.
Tuttavia, la foto del virus Sars-CoV-2 in un capillare del glomerulo renale, il “gomitolo” di vasi che hanno il compito di filtrare il sangue, è solo notizia di ieri. A scattarla e a pubblicarla su Nephron sono stati gli studiosi dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, che hanno immortalato il patogeno responsabile di Covid-19 su materiale autoptico fornito dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “Si tratta del primo rapporto, sicuramente europeo, ma forse primo in senso assoluto, che documenta la presenza fisica del nuovo coronavirus nel capillare glomerulare renale, il filtro del rene”, spiega a Adnkronos Salute Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri. Esistono altre foto di Sars-CoV-2 nel rene, ma a quanto risulta al nefrologo “riguardano il tubulo”. L’immagine italiana, catturata al microscopio elettronico, “è la prima nel glomerulo, credo in senso assoluto, certamente prima in Europa”. Ebbene, la scoperta è interessante se si guarda anche al ruolo dei recettori ACE2, finiti sotto la lente d’ingrandimento a causa della loro espressione sulla superficie del cuore. Alcuni studi hanno ipotizzato un ruolo di “vettore” del virus verso l’interno delle cellule. E il fatto che questi siano espressi anche a livello renale lascia supporre un’azione analoga nei “filtri” del nostro corpo.