Il virus respiratorio sinciziale (RSV) causa un’infezione delle vie respiratorie in più del 60% dei bambini nel 1° anno di vita, e in quasi tutti entro il 2°. La condizione può essere molto grave: il 4% dei bambini colpiti che hanno meno di 1 anno richiede infatti il ricovero in Ospedale e, tra questi, 1 su 5 deve essere ricoverato in Terapia Intensiva. Ogni anno, anche in Italia, durante la stagione epidemica si verifica, tra ottobre-novembre e marzo-aprile, una vera e propria epidemia. Fondamentale è la prevenzione. Il farmaco nirsevimab è utilizzato proprio per la prevenzione delle malattie da RSV nel neonato. Si tratta di un anticorpo monoclonale caratterizzato da una lunga emivita, con una protezione dimostrata per almeno 5 mesi, ovvero per un periodo corrispondente alla “stagione di rischio” autunno-inverno, ed è utilizzabile in una singola somministrazione. Negli studi pre-registrativi, ha mostrato di essere sicuro e di poter ridurre dell’80% le infezioni respiratorie da RSV che richiedono assistenza medica, e del 77% quelle che portano all’ospedalizzazione.
In ragione di questo, il board del Calendario Vaccinale per la Vita, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica SItI, la Società Italiana di Neonatologia SIN, la Società Italiana di Pediatria SIP, la Federazione Italiana Medici Pediatri FIMP e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale FIMMG già nel febbraio del 2023 hanno suggerito la necessità di adottare una strategia di prevenzione universale delle malattie da RSV per tutti i neonati, somministrando il nirsevimab direttamente in ambito ospedaliero, prima della dimissione dal Reparto di Maternità, dai Servizi Territoriali o dal Pediatra di libera scelta. Tali considerazioni hanno spinto la Regione Autonoma Valle d’Aosta e alcuni Paesi europei, come Spagna e Germania, a introdurre la prevenzione universale delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale con nirsevimab già dalla stagione epidemica 2023.
Tutto ciò premesso, la Società Italiana di Neonatologia SIN rileva con preoccupazione il fatto che le Regioni italiane stiano affrontando il tema in modi eterogenei, suggerendo, in alcuni casi, di limitare l’uso di nirsevimab a un numero ristretto di bambini, spinte dall’obiettivo di contenere i costi più che da obiettivi di salute pubblica, con riferimento anche alla disponibilità del vaccino anti-RSV da somministrare durante il 3° trimestre di gravidanza, verosimilmente a spese della gestante. La SIN, a nome del presidente, dott. Luigi Orfeo e del Consiglio Direttivo, richiede al Ministro della Salute, alla Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, ai Presidenti delle Regioni Italiane e agli Assessori Regionali alla Sanità e alla Salute, di offrire ai bambini Italiani le stesse opportunità di salute degli altri bambini europei, evitando al contempo incomprensibili differenze tra le diverse Regioni del nostro Paese, dovute – conclude la SIN – a un’analisi sommaria dei costi a discapito della salute dei più piccoli.