
Mettere in dubbio la validità dei vaccini, oggi, vuol dire andare contro a quella che è l’evidenza scientifica mondiale di molti decenni. E fino a quando non ci saranno delle altre ricerche e degli altri studi, riconosciuti e riproducibili, che diranno il contrario, questo rimane il vero dato di fatto e l’unica verità che nessuno può rigettare o mettere in dubbio né con “se” né con “ma” e neppure con slogan politici per rimandarli. Dinanzi alle verità si deve solo “obbligare”, perché questa è la strada giusta scientificamente accertata.
Altrimenti non scandalizziamoci se le persone con tumore si recano dall’imbroglione di turno che le illude di poter guarire consigliando loro tisane e vitamine. Non scandalizziamoci se, come accaduto poco più di un anno addietro in provincia di Ancona, una madre porta il figlio con la febbre alta dall’omeopata che lo “cura” con delle “goccine” e il piccolo muore per encefalite purulenta.
Si tratta di esempi negativi (e ce ne sarebbero molti altri), di ignoranza; un tipo di ignoranza che in questo caso fa male alla salute, alla comunità e soprattutto alle persone, e quindi a noi tutti. Per questo è obbligatorio capire che le “vaccinazioni obbligatorie” evitano le epidemie e “assicurano” la salute.
Ma non è tutto, perché a questo punto si innesca la vera commedia all’italiana, politica questa volta, e chissà come l’avrebbe descritta Peppino de Filippo: alcune regioni italiane, come Toscana, Piemonte, Umbria, Campania, non sono d’accordo sul rinvio di un anno dell’obbligo vaccinale per materne e nidi e sono pronte a varare leggi regionali o rivolgersi alla Consulta; molte altre, e sono la maggioranza, oltre al Ministero, sono invece favorevoli allo slittamento. Come finirà questa querelle? Speriamo prevalga il buon senso.