Secondo uno studio coordinato da Yonatan Grad, della Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston, l’utilizzo corretto di test rapidi di suscettibilità potrebbe limitare la diffusione delle resistenze agli antibiotici della gonorrea. Generalmente, in attesa di avere la risposta dalla coltura su quale antibiotico utilizzare in caso di gonorrea, come terapia di prima linea vengono somministrati ceftriaxone e azitromicina, ma questi antibiotici stanno riscontando una crescente resistenza. In alcuni casi viene utilizzata anche la ciprofloxacina. I ricercatori hanno utilizzato un modello matematico di trasmissione della gonorrea per stimare il tempo in cui potrebbe sorgere la resistenza, utilizzando in due scenari:
a) L’analisi della resistenza a un unico antibiotico fluorochinolonico, come la ciprofloxacina;
b) Un test per la resistenza a fluorochinolonici, macrolidi, come l’azitromicina, e cefalosporine ad ampio spettro, come il ceftriaxone.
Secondo il modello teorico, senza il test l’insorgenza di resistenza a macrolidi e cefalosporine sarebbe inferiore all’1% dei ceppi isolati in 12 anni e sotto il 5% dei ceppi in 15 anni; utilizzando invece i test, lo sviluppo di resistenze a due classi di antibiotici sarebbe ritardato, tranne nel caso della gonorrea resistente a tre antibiotici, per cui risulterebbe invece accelerato. Al contrario, i test per la resistenza a tutte e tre le classi antibiotiche avrebbero ritardato la diffusione di ceppi resistenti a macrolidi e cefalosporine a tempo indeterminato. L’articolo è stato pubblicato sul Journal of Infectious Diseases.