Umberto Agrimi (ISS): “Non esistono prove che gli animali da compagnia diffondano il coronavirus”

Secondo il prof. Umberto Agrimi, direttore del Dipartimento Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità, al momento non esistono prove che dimostrino che animali come cani o gatti possano essere infettati dal SARS-CoV-2, né che possano essere una fonte di infezione per l’uomo. “Le autorità di Hong Kong (Hong Kong Agriculture, Fisheries and Conservation Department – AFCD) hanno segnalato che sulla mucosa orale e nasale di un cane appartenente a una donna colpita dal SARS-CoV-2 sono state trovate tracce dello stesso virus. Il cane non presenta sintomi di malattia e, come comunicato dall’OMS, si sta lavorando per capire se la debole positività al test diagnostico riscontrata nel cane fosse dovuta ad una reale infezione ovvero ad una contaminazione occasionale. Non si può escludere – spiega Agrimi – che all’origine della positività del cane vi sia la malattia della proprietaria. Infatti, a scopo puramente precauzionale, il Centro per il controllo delle malattie degli Stati Uniti, suggerisce alle persone contagiate da SARS-CoV-2 di limitare il contatto con gli animali, analogamente a quanto si fa con le altre persone del nucleo familiare, evitando, ad esempio baci o condivisione del cibo. Al momento, non esistono prove che dimostrino che animali come cani o gatti possano essere infettati dal SARS-CoV-2, né che possano essere una fonte di infezione per l’uomo.”