Si è svolto nei giorni scorsi a Kampala, in Uganda, l’evento di presentazione della ricerca condotta da Medici con l’Africa Cuamm e Università degli Studi di Bari Aldo Moro su malaria gestazione e farmaco-resistenza. Lo studio è stato presentato da un team misto composto da ricercatori di Cuamm e del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università di Bari, guidato dalla prof.ssa Annalisa Saracino. “La cooperazione tra l’Italia e l’Uganda poggia su un impegno di lunga data che continua a rinnovarsi, in particolar modo nel rafforzamento del Sistema sanitario”, dichiara Paolo Giambelli, direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo AICS in Uganda, Ruanda e Burundi. “Sono lieto di essere qui oggi per riconoscere il successo di questa collaborazione che rispecchia appieno l’approccio e la strategia di intervento adottata dal ministero ugandese della Sanità. Un approccio all’interno del quale ricerca operativa e coinvolgimento delle comunità diventano elementi chiave per il raggiungimento degli obiettivi sanitari.”
La ricerca presentata a Kampala – realizzata nell’ambito del progetto ERASE, Rise Against Malaria Project – Supporto alla Prevenzione, Diagnosi e Trattamento della Malaria nel Contesto della Pandemia di Covid-19, con il sostegno di AICS – ha dedicato particolare attenzione alle donne in gravidanza. Una coorte di 1.558 donne gravide è stata sottoposta a screening ad ogni visita prenatale fino al parto. Di queste il 29,7% ha contratto la malaria nel corso della gravidanza. Lo studio ha rilevato inoltre che l’incidenza di basso peso alla nascita e di parto pretermine era rispettivamente dell’8 e 19%. Le donne che sono risultate positive sono state trattate e i campioni raccolti, sottoposti ad analisi presso l’Istituto Superiore di Sanità, hanno guidato le indagini sui marcatori di resistenza ai farmaci usati per la terapia.
I risultati raccolti hanno permesso di rafforzare le pratiche di prevenzione e controllo della malaria nelle comunità, migliorando la qualità dei servizi di salute a livello comunitario e nelle strutture sanitarie nei distretti di Oyam e Kole, nella regione di Lango, nel Nord dell’Uganda. I 2 distretti nei quali la ricerca è stata condotta sono tra i più severamente colpiti dall’epidemia di malaria. Il tasso di incidenza in Oyam è di 407 nuovi casi per 1.000 abitanti e di 361 per 1.000 abitanti a Kole, contro una media nazionale ufficiale di 289 nuovi casi per 1.000 abitanti.
“I dati sono importanti per poter condurre delle strategie efficaci”, afferma Giovanni Putoto, responsabile della Programmazione e Ricerca Operativa per Cuamm. “Una strategia esiste: l’Oms ne ha una e il Ministero della Sanità ugandese la sta seguendo in modo esemplare per rispondere alla malattia. Questa strategia si basa su pilastri come l’uso di trattamenti preventivi integrati in gravidanza e nell’infanzia e la chemioprevenzione stagionale capaci di ridurre la morbidità e l’incidenza della malaria nel paese. Per raggiungere gli obiettivi di riduzione della malattia è necessario però un impegno politico costante che dobbiamo portare avanti su più livelli, lavorando nelle comunità, negli ospedali di riferimento e ai tavoli decisionali con le autorità competenti.”
La malaria è oggi tra le malattie infettive più letali al mondo. Il 95% dei casi diagnosticati si verifica nell’Africa sub-Sahariana, cui spetta anche un altro triste primato: circa l’80% delle morti per malaria sono bambini con meno di 5 anni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 1/3 delle donne gravide che vivono in Africa sub-Sahariana contrae l’infezione nel corso della gestazione. “Occuparsi di malaria in gravidanza è importante perché, oltre a essere una patologia che mette a rischio la vita di tante donne, può trasformarsi in malaria placentale”, dichiara Francesco Vladimiro Segala, medico Cuamm e dottorando in Malattie Infettive all’Università di Bari. Si tratta di una condizione che ostacola lo sviluppo del feto e che si traduce in parti prematuri e neonati sottopeso.”
“Il gruppo di ricerca del dipartimento di malattie infettive e tropicali ha un’attenzione particolare verso i bisogni delle popolazioni vulnerabili”, dichiara la prof.ssa Annalisa Saracino, dell’Università di Bari. Essere qui in Uganda oggi, con tutto il team che ha lavorato a questo progetto, testimonia il sincero coinvolgimento dell’Università che crede fermamente nel valore scientifico ed umano di ricerche come questa.”
Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm realizza progetti a lungo termine “in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili”. È impegnata in 8 Paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda), con oltre 3.400 operatori sul campo, di cui 247 italiani. Appoggia: 21 Ospedali e 124 Distretti per attività di Sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria; 4 Scuole per Infermieri e Ostetriche; 1 Università (Mozambico).