Il cancro dello stomaco è una di quelle malattie che cambiano la vita: tornare a vivere recuperando un equilibrio psicofisico stabile non è cosa semplice. Cruciale per questi pazienti è l’assistenza psicosociale, che è rivolta a tutti quegli aspetti che non riguardano la cura del tumore in senso stretto, come i disturbi psicologici e le difficoltà socio-relazionali più disparate. Al VI Seminario Nazionale dedicato al tumore gastrico, dal titolo Il Paziente Gastroresecato e il Desiderio di Una Vita in Equilibrio ‘Stabile’, promosso e organizzato dall’associazione Vivere Senza Stomaco Si Può, pazienti e caregiver insieme Oncologi, Psicologi e Psichiatri hanno fatto il punto sui principali bisogni e diritti di questi malati e sulla necessità di una presa in carico e di una gestione che vada oltre la scienza e la tecnica per mettere al centro la persona/paziente con un’assistenza psicosociale globale. L’evento si è sviluppato attraverso moduli interattivi basati su domande e risposte tra pazienti, caregiver e esperti; 4 le tavole rotonde: Diritti e Doveri dei Pazienti Gastroresecati; Necessità di Recuperare un Equilibrio Psicofisico in Ambito Famigliare e Lavorativo Dopo la Gastrectomia; Nutrizione e Sessualità.
“Subire la resezione dello stomaco comporta numerosi adattamenti, fisici e psicologici: accettare la mancanza dell’organo, convivere con i tanti problemi che ne conseguono, gestire la paura di recidive e quindi di morire, e non ultimo riuscire ad accettare la diversa percezione del proprio corpo legata alla malnutrizione e alla perdita di peso, fenomeno molto frequente tra i gastroresecati”, dichiara Claudia Santangelo, presidente di Vivere Senza Stomaco Si Può. “In questo seminario abbiamo voluto affrontare diversi aspetti della nuova vita post-gastrectomia, con la speranza che nei Centri di cura venga prevista all’interno delle Unità multidisciplinari la figura dello Psiconcologo. In Italia sono attivi solo 3 PDTA regionali per lo stomaco. Tutto questo ci etichetta come cittadini ‘di serie B’”, afferma. “Il sostegno psicologico è ormai ritenuto parte attiva e integrante delle stesse mediche oncologiche dalla comunità scientifica. È tempo di adeguarsi al cambiamento.”
I pazienti gastroresecati sono tra i più complessi, sia per la diagnosi, spesso tardiva, sia per le conseguenze dell’intervento chirurgico e delle terapie pre e post-chirurgia, che possono essere pesanti. Il fatto che solo una certa quota (40%) riesca a essere operata in maniera radicale e avere quindi una speranza di guarigione, rende il cancro gastrico uno dei più aggressivi con una prognosi particolarmente difficile, costituita da un elevato tasso di recidive e dalla presenza di sintomi solo in fase avanzata. Sebbene il trattamento continui a produrre risultati ancora modesti, l’ultimo decennio ha indiscutibilmente registrato un miglioramento delle strategie terapeutiche sia nella malattia operabile sia in quella avanzata. Chi sopravvive tuttavia deve fare i conti con continui controlli e ha bisogno di aiuto. Il concetto di riabilitazione è fondamentale così come il sostegno psicologico, le corrette indicazioni durante e dopo le terapie sotto il profilo alimentare, comportamentale e sessuale.
“Il paziente con tumore gastrico si confronta con una situazione a volte drammatica: sono necessari tutti gli aiuti possibili sul piano psicofisico dall’alimentazione alla depressione, dai problemi economici innescati dalla malattia stessa ai problemi lavorativi, relazionali e sessuali”, dichiara Rodolfo Passalacqua, oncologo presso l’Ospedale di Cremona e coordinatore delle Linee Guida AIOM per l’Assistenza Psicosociale dei Malati Oncologici. “Il paziente va sostenuto e aiutato ad accettare la malattia e a trovare il coraggio per affrontarla, questo è l’obiettivo principale dell’assistenza psicosociale. Non pensare solo a curare il tumore ma contemporaneamente attivare un insieme di attenzioni ricorrendo a Psiconcologi, Ginecologi, Nutrizionisti, Servizi Sociali, Associazioni di volontariato. Dagli studi internazionali emerge che i bisogni principali dei pazienti sono l’informazione e la conoscenza sulla malattia, sulle sue conseguenze e su cosa attende il malato una volta tornato a casa. I pazienti avvertono l’esigenza di comunicare con i medici soprattutto al momento della diagnosi. Tutti questi aspetti – conclude – non possono essere affrontati in modo casuale ma attraverso interventi strutturati e con personale formato.”