Nelle pazienti con tumore al seno metastatico e bassa espressione della proteina HER2 (HER2 low), l’anticorpo monoclonale farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan, di Daiichi Sankyo e AstraZeneca, migliora in modo sostanziale sia la sopravvivenza libera da progressione che la sopravvivenza globale. L’Agenzia Italiana del Farmaco Aifa ha approvato la rimborsabilità di trastuzumab deruxtecan come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con cancro della mammella HER2 low (HER2 low: IHC 1+ or IHC 2+/ISH-) non resecabile o metastatico, che abbiano ricevuto precedente chemioterapia per malattia metastatica o che abbiano sviluppato recidiva della malattia durante o entro 6 mesi dal completamento della chemioterapia adiuvante. A gennaio 2023, trastuzumab deruxtecan è stato approvato dalla Commissione Europea in questa indicazione in base ai risultati dello studio di fase 3 Destiny-Breast04, pubblicati sul New England Journal of Medicine. È stata osservata una sopravvivenza libera da progressione mediana di 9,9 mesi nelle pazienti trattate con trastuzumab deruxtecan, rispetto a 5,1 mesi con chemioterapia. Inoltre, l’anticorpo farmaco-coniugato ha ridotto del 36% il rischio di morte, con un miglioramento di oltre 6 mesi della sopravvivenza globale mediana, che ha raggiunto 23,4 mesi con trastuzumab deruxtecan rispetto a 16,8 mesi con chemioterapia.
“Trastuzumab deruxtecan appartiene alla categoria degli anticorpi farmaco-coniugati, cioè è costituito da un anticorpo diretto contro il recettore HER2, espresso sulle cellule tumorali, e da un potentissimo chemioterapico legato a questo anticorpo: il risultato è di traghettare all’interno delle cellule questo chemioterapico che porta a morte cellulare, limitando l’esposizione dei tessuti normali”, dichiara Giampaolo Bianchini, professore associato e responsabile del Gruppo Mammella dell’IRCSS Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Questa terapia estremamente innovativa supera il dogma, precedentemente definito nel tumore della mammella, per cui le terapie anti-HER2 funzionano solo nei carcinomi HER2-positivi, che esprimono livelli molto alti di questo recettore, espandendo gli orizzonti della cura a pazienti precedentemente escluse dai benefici delle terapie HER2 mirate. Nello studio Destiny-Breast04, che ha coinvolto 557 pazienti, trastuzumab deruxtecan ha ridotto del 50% il rischio di progressione rispetto alla chemioterapia e aumentato significativamente la sopravvivenza globale.”