
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato la rimborsabilità di abemaciclib in associazione alla terapia endocrina (ET, endocrine therapy) per il trattamento adiuvante di pazienti adulti con carcinoma mammario in fase iniziale (EBC, early breast cancer), positivo al recettore ormonale (HR), negativo al recettore del fattore di crescita umano epidermico di tipo 2 (HER2), linfonodo-positivo, ad alto rischio di recidiva. “Si parla di tumore al seno in fase iniziale quando non c’è stata diffusione metastatica, vale a dire non sono presenti metastasi a distanza”, spiega la prof.ssa Lucia Del Mastro, ordinario di Oncologia Medica, Università di Genova e direttore Clinica di Oncologia Medica, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova. “Dopo l’intervento chirurgico, in base ad una serie di fattori che ci aiutano a capire qual è il rischio che queste donne possano sviluppare metastasi, si decide il trattamento post-operatorio, il cosiddetto trattamento adiuvante. Circa un 15% di tumori HR+/HER2- sono a rischio aumentato di sviluppare metastasi e la possibilità di offrire a queste donne un trattamento aggiuntivo alla terapia endocrina, rappresentato da abemaciclib, è una opportunità molto rilevante per le nostre pazienti, che grazie a questo farmaco hanno una riduzione clinicamente molto significativa del rischio di recidiva.”
“Il trattamento con abemaciclib in combinazione con terapia endocrina ha dimostrato di ridurre in maniera importante il rischio di recidiva nelle pazienti con tumore al seno in stadio iniziale ma con un elevato rischio di ripresa di malattia”, dichiara la prof.ssa Valentina Guarneri, ordinario di Oncologia Medica e direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica, Università di Padova. “Ai vari aggiornamenti del follow-up del trial monarchE si è osservato non soltanto il mantenimento della riduzione del rischio di recidiva che avevamo già visto nell’analisi primaria, ma nel tempo si è osservata una tendenza addirittura a migliorare questo effetto. Il fatto che ci sia un effetto di riduzione sul rischio di metastasi a distanza è un aspetto assolutamente rilevante, perché sappiamo che l’evento metastasi a distanza è quello che maggiormente condiziona la prognosi di queste pazienti; quindi, quello che ci aspettiamo è che questo trattamento riesca ad aumentare la proporzione di pazienti guarite.”
“Sappiamo che una donna colpita da un tumore al seno, specie se in fase iniziale ma ad alto rischio di sviluppare recidive, vive sentimenti di incertezza, di ansia, di paura per il futuro perché non sa se e quando la malattia si ripresenterà di nuovo”, afferma Rosanna D’Antona, presidente Europa Donna Italia. “Sapere di poter contare su nuove terapie, nel setting adiuvante, che riducono la probabilità che la patologia oncologica si ripresenti con una recidiva o con metastasi pone la paziente in una condizione di maggiore serenità d’animo, aderenza alle cure e speranza di guarigione, che sappiamo essere il driver principale nell’affrontare il percorso terapeutico. Purtroppo, infatti, i dati ci dicono che il tumore al seno viene diagnosticato a donne in età sempre più precoce e che il trend del tumore al seno è in crescita: per questo accogliamo con grande felicità ogni avanzamento della ricerca e auspichiamo che prosegua su questa strada per mettere a disposizione degli oncologi e delle pazienti cure sempre migliori in grado di fermare il tumore e allungare la sopravvivenza, migliorando la qualità di vita.”