
L’attività fisica aumenta la sopravvivenza nel tumore della prostata. In particolare, la riduzione della mortalità serebbe stata calcolata fra il 31% e 37%. Nella ricerca pubblicata su European Urology, i ricercatori guidati dal prof. Ying Wang, dell’American Cancer Society di Atlanta, hanno raccolto i dati di un ampio studio iniziato nel 1992 sempre dall’American Cencer e che aveva interessato 7.000 uomini con diagnosi di tumore della prostata. L’età dei pazienti era di 71 anni e, al 2012, dei 2.700 decessi registrati, 450 erano avvenuti per tumore della prostata e 750 per malattie cardiache. Gli uomini che erano “più attivi” prima della diagnosi avevano una maggiore probabilità di soffrire di un tumore a rischio più basso; erano più magri, non fumatori, assumevano vitamina e consumavano molto più pesce. Sia prima sia dopo la diagnosi di tumore, il 73% dei soggetti praticava almeno una passeggiata al giorno, mentre il 10% utilizzava la bicicletta e il 5% svolgeva esercizi aerobici. Dall’analisi dei dati emerge che l’esercizio fisico da moderato a intenso, incluso il camminare, era associata a un minor rischio di morte per il cancro della prostata, ma solo in chi soffriva di un cancro a basso rischio. Dopo la diagnosi, gli stessi livelli di attività fisica erano però collegati a una riduzione della mortalità per tutti gli uomini, anche se la camminata non aveva più un vantaggio statisticamente significativo. In precedenza, già altri studi avevano comunque sottolineato un’incidenza inversa tra attività fisica e mortalità per tumore della prostata.