Negli ultimi vent’anni la cefalea giovanile è addirittura triplicata, passando da una media del 40% al 133,2%. Lo studio How to Treat Children with Headache (Come trattare i bambini con cefalea), presentato al IX Congresso Anircef da Roberto San Germani, del San Carlo di Milano, indica che tale incremento è riconducibile sia allo stile di vita stressante dei ragazzi, che spesso abusano della rete e dei social con conseguente perdita di ore di sonno fondamentale per tener lontano il mal di testa, sia per il migliorare della diagnosi, in grado di individuare casi che prima sfuggivano e che ora vanno a ingrossare le statistiche.
Fondamentale è comunque un’adeguata diagnosi precoce che consenta di arrivare rapidamente dal sintomo all’ipotesi diagnostica per scongiurare il pericolo di una cronicizzazione. In futuro vanno evitati casi eclatanti, come quello di un noto studio del 2009 sulla rara cefalea a grappolo infantile in cui i sintomi, esorditi a 8,5 anni, vennero riconosciuti solo 2 anni e mezzo dopo, lasciando nel frattempo i ragazzi senza trattamento. “Tutte le cefalee primarie – spiega il neuropsichiatra infantile Vincenzo Guidetti, dell’Università di Roma – pur essendo il disturbo neurologico più frequente prima dei 7 anni con una frequenza del 40% circa non sono sempre facilmente diagnosticabili prima dei 10 anni d’età perché nel bambino, molto più che nell’adulto, concorrono molteplici fattori, spesso psicologici, il cui ruolo individuale è spesso di difficile quantificazione.”