Il parto cesareo è una procedura con profili di rischio più alti rispetto al parto naturale e con costi più elevati per il SSN, comportando infatti, per la Struttura Sanitaria, un incremento di costi di circa il 36% rispetto a quello naturale (remunerazione équipe, farmaci e materiali necessari all’intervento chirurgico, incremento dei costi di degenza). Per questo è in arrivo un nuovo modello di gestione dei parti cesarei che prevede l’uso delle nuove tecnologie per limitare questo fenomeno. La pratica del parto cesareo, infatti, quando non clinicamente necessario, comporta rischi di breve e lungo periodo per la salute della donna e del bambino, oltre all’incremento di costi diretti ed indiretti legati al parto.
Il progetto denominato Training, Reorganizing, Evaluating, Enabling for Natural Birth (TREE4NB), di cui Innovery è capofila e che si concluderà entro maggio 2020, si pone l’ambizioso obiettivo di ridurre il numero di parti con taglio cesareo clinicamente non necessari nella Regione con il più alto numero di cesarei del Paese, attraverso l’utilizzo di Big Data Analytics, intelligenza artificiale e mobile app: un modello che potrebbe essere utilizzato da tutte le strutture sanitarie interessate, portando a una diminuzione dei parti cesarei in tutto il territorio nazionale.
Si tratta di una piattaforma digitale di acquisizione, archiviazione e processamento di dati relativi a una pluralità eterogenea di variabili cliniche e extra-cliniche su pazienti, operatori sanitari e struttura assistenziale. Dall’insieme di queste informazioni, attraverso l’utilizzo di algoritmi predittivi, il sistema creato da Innovery e partner punta a elaborare modelli che avranno un duplice scopo: tutelare la salute delle partorienti e dei nascituri favorendo l’efficientamento del percorso di cure e supportare il processo di digitalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale.
I costi sono assorbiti dal SSN nelle strutture pubbliche mentre sono a carico della paziente in quelle private (circa 1.500 euro che possono arrivare a 6mila). Un tema che ha dimensioni europee e che ha le sue radici in un trend globale: in Europa, ogni anno, si stimano circa 160mila tagli cesarei non necessari, con un surplus di costo associato pari a 156milioni di euro (dato 2017). Ma negli ultimi anni si è assistito a un’impennata dei parti cesarei, passati da 16milioni (12.1% di tutte le nascite) nel 2000 a 29,7 milioni (21.1% del totale) nel 2015.
Non è un caso che proprio la Regione Campania abbia finanziato la ricerca: il progetto potrebbe dimostrarsi un ottimo supporto per ridurre il ricorso alla pratica del taglio cesareo, fenomeno che nella Regione raggiunge la percentuale del 59,5%, sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandi di non superare il 15% dei parti per ogni Regione. “Siamo lieti – commenta Gianvittorio Abate, AD di Innovery Spa – di essere i capofila di un progetto così ambizioso e innovativo per la Regione, avviato grazie alla collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno.”