Sono tumori rari, colpiscono gli adulti e in maggior misura gli anziani, hanno un andamento lento e progressivo e la maggior parte delle volte la diagnosi avviene per caso. Così i trattamenti iniziano anche anni dopo l’insorgere della malattia mettendo a rischio chi ne è colpito. Per i pazienti e le loro famiglie sono anni molto difficili a causa dell’incertezza in cui si trovano a vivere, complicata ulteriormente dalla pandemia da Covid-19. “Le neoplasie mieloproliferative, i tumori rari che colpiscono il midollo osseo quali leucemia mieloide cronica, policitemia vera, trombocitemia essenziale e mielofibrosi sono malattie croniche indolenti; le diagnosi difficili spesso avvengono fortuitamente, e i trattamenti iniziano così con anni di ritardo e dunque rischi per i pazienti”, spiega Sergio Amadori, presidente Nazionale AIL. “Oggi, la conoscenza delle basi genetiche delle MPN ha reso possibile lo sviluppo di molecole in grado di inibire in modo mirato l’azione dei geni responsabili della malattia, aprendo la strada a un nuovo approccio di trattamento fondato sulla diagnostica molecolare. Questi pazienti hanno delle possibilità in più di controllare la malattia anche a lungo termine.”
Nell’ultimo anno e mezzo la pandemia da SARS-CoV-2 ha reso più complicato il supporto ai pazienti, ma è fondamentale garantire la sicurezza delle cure e l’accesso al piano vaccinale per i pazienti, i caregiver e i familiari. “I pazienti ematologici che contraggono l’infezione rischiano molto, sia per le conseguenze dirette del virus sia per la mortalità, più alta (5-6% in più) rispetto alla popolazione sana e ad altre categorie di malati”, aggiunge Amadori. “Ma l’ematologia italiana, a differenza di altre specializzazioni, non ne ha risentito troppo: i trattamenti sono proseguiti come anche le cure ad alta complessità come le Car-T, i trapianti. E poi tutto il grande lavoro e sostegno degli oltre 15mila volontari AIL che sono sempre stati al fianco dei pazienti e dei loro familiari.”
In Italia sono circa 2mila le persone con una diagnosi di forma franca di mielofibrosi, caratterizzata da sintomi generici quali: stanchezza ingiustificata, perdita di peso senza un motivo chiaro e sintomi addominali dovuti all’aumento del volume della milza (splenomegalia). “La ricerca ha consentito di fare progressi notevoli in vari ambiti: l’aumento della consapevolezza della malattia, il miglioramento degli approcci diagnostici utilizzando le scoperte delle mutazioni di geni (quali JAK2, MPL e CARL, e molti altri) e lo sviluppo di modelli di rischio che permettono di identificare i casi più gravi che richiedono il trapianto di cellule staminali”, chiarisce Alessandro Maria Vannucchi, professore di Ematologia Università di Firenze, Direttore SOD Ematologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi e Responsabile CRIMM Centro Ricerca e Innovazione delle Malattie Mieloproliferative. “Sono state proprio le scoperte di geni associati alla malattia a favorire lo sviluppo di farmaci, gli inibitori di JAK2 di cui capostipite è ruxolitinib, ed un secondo farmaco, fedratinib, è stato approvato di recente. Queste terapie si sono dimostrate capaci di ridurre, fino a normalizzare, il volume della milza e arrivare alla regressione totale dei sintomi; la qualità di vita è migliorata grandemente e si iniziano ad avere evidenze scientifiche solide anche sull’impatto favorevole sull’allungamento della vita.”
La leucemia mieloide cronica è indubbiamente un tipo neoplasia in cui la moderna onco-ematologia ha ottenuto i migliori risultati terapeutici e di qualità della vita, e questo è avvenuto grazie alla scoperta degli inibitori tirosin-chinasi (TKI). “Per la leucemia mieloide cronica (LMC) negli anni 2009-2010 fu possibile dimostrare che i pazienti che avevano una miglior risposta, livelli minimi di malattia residua e se questa fosse perdurata alcuni anni, sarebbe stato possibile interrompere l’assunzione del farmaco senza che ricomparisse la malattia”, sottolinea Fabrizio Pane, professore ordinario di Ematologia e Direttore U.O. di Ematologia e Trapianti A.O.U. Federico II di Napoli. “Facendo diventare la guarigione operativa (operational cure) l’obiettivo del trattamento per un elevato numero di pazienti. Tuttavia, rimaneva circa il 20% dei pazienti per cui la risposta non era soddisfacente. E oggi, un nuovo TKI, asciminib, grazie a un innovativo meccanismo d’azione e a una struttura diversa è in grado di essere efficace su mutazioni diverse o che possono sfuggire ai TKI di prima, seconda o terza generazione. Il farmaco ha mostrato un’efficacia quasi doppia rispetto a un TKI standard, bosutinib, in pazienti resistenti o intolleranti ai TKI, già trattati in precedenza con almeno 2 TKI, il tutto con un profilo di sicurezza molto favorevole.”
Come ogni anno, in occasione della Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma, alcuni tra i più illustri ematologi italiani saranno a disposizione di chi ne ha bisogno per fornire risposte e consigli al Numero verde AIL – Problemi Ematologici 800 226 524 dalle ore 08:00 alle ore 20:00 di lunedì 21 giugno. Tutte le informazioni sulle iniziative e gli incontri promossi dalle sezioni provinciali AIL in occasione della Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma sono disponibili sul ail.it; le iniziative saranno realizzate grazie all’impegno delle 82 sezioni provinciali AIL e alla dedizione degli oltre 15mila volontari.