
Temperature comprese tra i 40 e i 50 °C potrebbero rappresentare la soglia critica superiore per gli esseri umani. È quanto affermano alcuni ricercatori della University of Roehampton, Londra, diretti dal prof. Lewis Halsey. “È stato fatto molto lavoro sulla gamma di temperature a cui diverse specie animali preferiscono vivere in termini di tassi metabolici minimi e quindi di bassa spesa energetica, ma stranamente le informazioni sono molto meno disponibili per gli esseri umani quando si considerano i limiti superiori della nostra zona termoneutra”, afferma Halsey. “Questa ricerca fornisce conoscenze fondamentali su come reagiamo agli ambienti subottimali e su come l”ottimale differisca tra persone con diverse caratteristiche.” Il team sta inoltre indagando come la funzione cardiaca venga influenzata da temperature superiori alla upper critical temperature (UCT) e come gli effetti sul cuore varino tra persone che presentano caratteristiche differenti, quali ad esempio età e forma fisica. “Abbiamo riscontrato alcuni cambiamenti considerevoli nelle risposte della funzione cardiaca al calore tra diverse categorie di persone, il più nuovo dei quali riguarda le differenze tra i sessi”, prosegue il ricercatore. “In media, uomini e donne mostrano alcune differenze chiave nelle loro risposte cardiovascolari al calore”. La funzione cardiaca è stata valutata impiegando un ecocardiografo di ultima generazione: “Non è stato facile utilizzare questa attrezzatura al caldo”, spiega. “Si tratta di una strumentazione che si trova negli ospedali, ma raramente nei laboratori di ricerca. Stiamo gradualmente delineando un quadro su come il corpo risponde allo stress termico, quanto può adattarsi, i limiti di tali adattamenti e soprattutto quanto le risposte possono variare tra gli individui.” Gli esperimenti del gruppo di ricerca sono ancora in corso; la presentazione dei risultati è attesa in occasione di una prossima conferenza. “In un mondo in riscaldamento – conclude Halsey – questa conoscenza diventa sempre più preziosa.”