Mario, il bambino con il polmone donato dal padre, è stato dimesso dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII

Le dimissioni del bambino tornato a respirare grazie al polmone donato dal padre sono avvenute lo scorso martedì, 21 febbraio 2023, a poco più di 1 mese dall’intervento. Il trapianto di polmone da donatore vivente, il primo in Italia per questo organo, era stato eseguito martedì 17 gennaio presso il Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ánduel, albanese, di 34 anni, è padre di Mario – il nome è di fantasia – di soli 5 anni; dal 2018 vive in Italia insieme alla moglie, Ornéla. Nel 2019, Mario viene portato all’Ospedale Meyer di Firenze per essere sottoposto ad accertamenti per una febbre persistente. Dagli esami arriva la diagnosi di talassemia, o anemia mediterranea, patologia del sangue. Dopo 2 anni di trasfusioni periodiche, nel giugno 2021 si rende necessario un trapianto di midollo. Nonostante la buona riuscita dell’intervento, proprio dalla donazione del midollo del padre – con conseguente “trasferimento” del sistema immunitario dal genitore al figlio – si sviluppa la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite (GvHD, graft-versus-host disease), una grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico. Si tratta di una complessa reazione immunitaria, in cui le cellule trapiantate provenienti dal donatore “attaccano” gli organi e i tessuti del ricevente, che il nuovo sistema immunitario non riesce a riconoscere come propri. Questa malattia, cui si somma l’effetto dei farmaci utilizzati per il trapianto, danneggia i polmoni del piccolo al punto da comprometterne la capacità di respirare in modo autonomo. Il danno, irreversibile, non lascia altra possibilità di sopravvivenza se non quella di sottoporre il bambino a trapianto di polmoni. Nell’autunno del 2022 gli specialisti dell’ospedale Meyer di Firenze contattano il Papa Giovanni XXIII di Bergamo per valutare la situazione ed eventualmente inserire il bambino in lista per il trapianto di polmone.

Il 1° dicembre 2022 la famiglia arriva a Bergamo all’ospedale Papa Giovanni XXIII per eseguire gli accertamenti in preparazione all’intervento. Il bambino viene ricoverato nel reparto di Pediatria, coordinato da Lorenzo D’Antiga, che presso la struttura è direttore del Dipartimento Percorsi Pediatrici Integrati. La Pediatria del Papa Giovanni è uno dei centri di riferimento per le malattie che riguardano il fegato nei bambini, e tra i pochi centri di riferimento in Europa per la gestione del paziente in età pediatrica prima e dopo il trapianto di fegato, oltre che per alcune patologie epatiche rare. Ad accogliere Mario è la sezione di Epatologia e Gastroenterologia Pediatrica e dei Trapianti, specializzata nella gestione del paziente pediatrico sottoposto a trapianto per qualsiasi organo solido, fatta eccezione per il cuore, per il quale esiste un reparto dedicato. Il bambino si presenta in buone condizioni, ma ha bisogno continuativo di ossigeno ad alti flussi, un sistema di assistenza respiratoria non invasiva. Durante la discussione dell’équipe multidisciplinare dei trapianti pediatrici, Michele Colledan, direttore del Dipartimento di Insufficienza d’Organo e Trapianti e dell’Unità di Chirurgia Generale 3 – Trapianti Addominali, professore di Chirurgia presso l’Università di Milano-Bicocca, mette in evidenza l’enorme vantaggio rappresentato da un trapianto con un organo donato dal padre che, avendo già donato il midollo e quindi trasferito la propria immunità al figlio, avrebbe così consentito di escludere il rischio di rigetto. Nonostante al Papa Giovanni questa stessa strategia sia stata già adottata nel trapianto di fegato, per il polmone tale intervento non era mai stato eseguito in Italia e conta pochissimi precedenti in Europa, a causa delle difficoltà tecniche e della rarità delle circostanze. Colledan spiega ai genitori di Mario che trapiantare al bambino il lobo inferiore del polmone destro del padre al posto del suo polmone destro sarebbe stato sufficiente a salvargli la vita con un organo che non sarebbe mai stato rigettato. Un vantaggio ulteriore rispetto alla donazione da deceduto è inoltre rappresentato dal fattore tempo, con la possibilità di programmare l’intervento in poche settimane senza dover aspettare di scorrere le liste d’attesa, con la media nazionale per un trapianto di polmone che per i casi non urgenti è di circa 2,6 anni. Vengono ovviamente esposti ai genitori anche i possibili rischi del duplice intervento, sia sul padre-donatore sia per il figlio-ricevente. Date le condizioni del piccolo, il bilancio tra rischi e potenziali benefici fanno nettamente propendere in favore di questi ultimi. Il padre del bambino viene quindi seguito dalla Pneumologia, che offre la propria consulenza al team trapianti in vista della preparazione dell’intervento. Il direttore, Fabiano Di Marco, professore di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’Università degli studi di Milano, e la sua équipe valutano in fase pre-operatoria il padre-donatore a livello funzionale, clinico e di imaging. Durante tutto il periodo la famiglia è accolta in uno degli appartamenti gestiti dall’Associazione Amici della Pediatria ETS ODV, che mette a disposizione volontari per le necessità delle famiglie che hanno bambini ricoverati per periodi medio-lunghi; il 30 dicembre, la famiglia lascia la città in attesa di essere richiamata per l’intervento.

Il trapianto viene eseguito martedì 17 gennaio 2023, in 2 sale chirurgiche adiacenti che lavorarono in parallelo. L’intervento è guidato e coordinato da Michele Colledan, che effettua il trapianto sul bambino, mentre Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia Generale 1 – Addominale Toracica, esegue il prelievo del lobo polmonare destro dal padre donatore. Subito dopo l’intervento il padre è ricoverato in prima giornata nella Terapia Intensiva Adulti, diretta da Fabrizio Fabretti. Visto il decorso regolare, viene trasferito in degenza in Chirurgia 3 – Trapianti Addominali per essere dimesso dopo circa 1 settimana. Il bambino viene ricoverato per 2 settimane nella Terapia Intensiva Pediatrica, guidata da Ezio Bonanomi, struttura tra le più grandi in Italia per numero di posti letto dedicati in via esclusiva al paziente in età pediatrica e specializzata nella gestione del bambino critico, anche nelle fasi successive al trapianto. Al suo arrivo in Rianimazione è ancora attaccato al sistema di circolazione extracorporea ECMO (extracorporeal membrane oxygenation) impiegato per l’intervento. La ECMO viene mantenuta per 4 giorni fino alla ripresa di una buona funzione polmonare; 8 giorni dopo il trapianto Mario raggiunge l’autonomia respiratoria con sospensione della ventilazione invasiva. Come per tutti i pazienti del reparto, la madre ha libero accesso fin dal giorno successivo al ricovero; una volta sospesa la sedazione, la madre ha la possibilità di rimanere accanto al figlio giorno e notte; il papà ha potuto rivedere il figlio dopo circa 1 settimana, dopo essersi ristabilito dall’intervento. Il bimbo viene trasferito in Degenza Ordinaria il 1° febbraio in ottime condizioni generali; il decorso clinico è molto lineare. Mario riprende le normali attività senza bisogno di alcun sostegno respiratorio, grazie al suo nuovo polmone donato dal padre, perfettamente funzionante. Per tutto il periodo della degenza i genitori hanno potuto essere presenti in camera ad assistere il bambino.

Le dimissioni del bambino arrivano martedì 21 febbraio 2023, a poco più di 1 mese dall’intervento. Mario resterà per qualche tempo a Bergamo per sottoporsi ai controlli post-trapianto e potrà poi tornare a casa e ricominciare una vita normale. La sola limitazione per il padre riguarda una riduzione del 20% del volume polmonare complessivo: nonostante questa limitazione, le normali riserve polmonari di un uomo adulto consentono non solo di condurre una vita del tutto normale, ma anche di eseguire attività sportiva.

“Un lavoro di equipe in cui molti operatori in perfetta armonia e condivisione hanno raggiunto un risultato che conferma l’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo tra le strutture di eccellenza sui trapianti a livello nazionale e non solo”, dichiara Maria Beatrice Stasi, direttore generale ASST Papa Giovanni XXIII. “Desidero rivolgere un pensiero affettuoso al piccolo Mario e alla sua famiglia augurando una vita piena e gioiosa. Credo che qui abbiamo fatto una cosa ‘grande’, che gratifica di tanto impegno e sacrifici il nostro personale e mostra nella sua forma più bella la dedizione ai pazienti del nostro Servizio Sanitario.”

“Vedere un bambino tornare a respirare autonomamente dopo un trapianto e vederlo uscire dall’ospedale è ciò che rende il nostro lavoro davvero unico”, afferma Fabio Pezzoli, direttore sanitario ASST Papa Giovanni XXIII. “È significativo che ciò sia avvenuto proprio a Bergamo, a 3 anni esatti dallo scoppio di una pandemia che ha tolto il respiro a tanti nostri cari. Quello di Mario è certo un caso particolare, avendo ricevuto un dono speciale da suo padre vivente. Ma la sua storia è la testimonianza di quanto sia importante scegliere di donare i propri organi dopo la morte. Questo ha permesso ai nostri professionisti, nel corso di un’attività quasi quarantennale, di trasformare il dolore di una perdita in una possibilità di cura per migliaia di bambini ed adulti che non avevano alternative terapeutiche e in una possibilità di salvare vite umane.”