È stata depositata a Montecitorio la proposta di legge di modifica della legge 24 giugno 2010 n. 107 per il riconoscimento dei diritti alle persone sordocieche. L’iniziativa, che ha come firmatario il deputato Ubaldo Pagano (PD), nasce a seguito di un utile confronto con le associazioni di pazienti Retina Italia Onlus, La Lega del Filo D’Oro e lo e lo sportello legale dell’Osservatorio Malattie Rare. Fulcro della proposta di legge è il riconoscimento della sordocecità come disabilità distinta, che prenda in considerazione la vicarierà dei due sensi e non valuti entrambe le minorazioni, quella visiva e uditiva, in maniera singola, come previsto attualmente dalla legge italiana. La legge attualmente in vigore è stata approvata su indicazione del Parlamento Europeo il 12 aprile 2004, il quale, con la Dichiarazione Scritta dei Diritti delle Persone Sordocieche, invitava gli stati membri ad adeguarsi alle indicazioni in essa riportate. Le indicazioni contenute nella Dichiarazione non sono state completamente recepite dal nostro legislatore.
“Con questa proposta di Legge vogliamo recepire pienamente le indicazioni del Parlamento Europeo; la legge 107/10 infatti non riconosce il minimo residuo e individua l’età al di fuori della quale la persona colpita da questa minorazione, anche se non vede e non sente nulla, non viene riconosciuta sordocieca”, dichiara Pagano. “La sordocecità è caratterizzata da deficienze della vista e dell’udito colpisce 150mila persone in Europa le quali riscontrano difficoltà nell’accesso all’informazione, alla comunicazione ed alla mobilità”, commenta Assia Andrao, Presidente di Retina Italia Onlus. “Considerando che talune di queste persone sono completamente sorde e cieche, ma che la maggior parte di esse mantiene un uso parziale di uno o di entrambi i sensi, è necessario che la legge in vigore venga aggiornata e adeguata alle reali necessità dei pazienti.”
“Vista e udito sono due sensi che tendono ad avere tra loro una funzione di compensazione, vicari significa questo”, spiega l’avv. Roberta Venturi, responsabile dello Sportello Legale di OMAR. “Chi ha problemi di vista si aiuta spesso affinando l’uso dell’udito, ad esempio per capire la vicinanza di un veicolo; mentre, chi ha problemi di udito, impara a ‘vedere’ ciò che non sente, come avviene quando si apprende la capacità di leggere le parole guardando il movimento delle labbra dell’interlocutore. Quando entrambe i sensi vengono a mancare il deficit va a sottrarre anche questa capacità di compensazione: il danno è superiore alla somma dei due deficit, e anche le limitazioni in cui queste persone incorrono. Sarebbe importante oggi che la legge potesse tener conto anche di questo in maniera adeguata.”