
Contro la sindrome metabolica, gli approcci migliori restano la perdita di peso e uno stile di vita sano. Al tema, il XXXI Congresso nazionale delle Malattie Digestive – promosso dalla Federazione Italiana delle Società delle Malattie dell’Apparato Digerente FISMAD, in corso a Roma e che vede la presenza numerosa della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva SIGE – dedica una Sessione per illustrare le evidenze finora acquisite sugli approcci terapeutici al paziente.
La sindrome metabolica è l’insieme di condizioni mediche in grado di aumentare significativamente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e altre gravi patologie, oltre ad essere la principale causa di cirrosi epatica. “Non esiste una terapia specifica contro la sindrome metabolica, a parte il consiglio di seguire la dieta mediterranea ed un corretto stile di vita, basato sul controllo del peso corporeo e sulla regolare attività fisica”, afferma Gianluca Svegliati Baroni, professore associato in Gastroenterologia all’Università Politecnica delle Marche e responsabile della struttura dipartimentale Danno Epatico e Trapianti presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche di Ancona. “I Medici di base possono gestire le prime fasi della terapia del diabete, dell’ipertensione, della dislipidemia e aiutare il paziente a correggere lo stile di vita, incentivando l’attività fisica quotidiana che lo aiuti a perdere quella quota di peso necessaria a guarire.”
In particolare, come già evidenziato da studi clinici, per il danno epatico legato alla sindrome metabolica è dimostrato come una perdita del 7-10% del peso corporeo porti alla risoluzione delle anomalie istologiche. La maggior parte delle malattie epatiche è legata a fattori metabolici e all’alcol, con un potenziale di prevenzione significativo attraverso il cambiamento delle abitudini. Inoltre, è stato calcolato che circa 2milioni di persone muoiono ogni anno a livello globale a causa delle malattie di fegato e che il 90% di queste patologie potrebbe essere curato semplicemente modificando lo stile di vita.
CHIRURGIA BARIATRICA
Una delle alternative terapeutiche della sindrome metabolica è la chirurgia bariatrica, applicata però solo a pazienti con obesità severa e in condizioni cliniche ottimali. Il gruppo di ricerca guidato da Filomena Morisco, direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente, dell’Università di Napoli Federico II, ha avviato 2 anni fa uno studio che vede l’impiego della chirurgia sui pazienti affetti da metabolic dysfunction-associated steatotic liver disease MASLD; l’abstract del lavoro è stato pubblicato a febbraio su Digestive and Liver Disease: “Lo scopo era stimare il grado di miglioramento della steatosi e della fibrosi del fegato, a seguito dell’intervento chirurgico”, spiega Morisco. “Sono stati arruolati 96 pazienti, sui quali sono state compiute valutazioni cliniche ed esami tramite l’elastografia. Il risultato emerso è stato benefico e molto rapido. Già a distanza di 6-12 mesi dall’intervento è stata osservata una riduzione della steatosi e della fibrosi statisticamente significativa.”
NUOVI MEDICINALI
Altra strada intrapresa per intervenire sulla sindrome metabolica è quella che riguarda il trattamento farmacologico. “Al momento è in fase di studio una serie di farmaci, già in uso in ambito diabetologico, ovvero gli agonisti del recettore GLP-1, che riducono il peso corporeo e migliorano la steatosi e la steatoepatite, spesso associate alla sindrome metabolica”, prosegue Morisco. “I farmaci non sono ancora stati autorizzati in Europa e negli Stati Uniti per lo specifico danno epatico ma gli studi sono al termine della fase III. A breve avremo dunque la possibilità di adottare un approccio terapeutico a questa condizione, utilizzando i farmaci già disponibili in ambito diabetologico.”