“Quando me lo poggiarono sul petto sentii solamente il suo calore ed il suo profumo, i suoi movimenti, il suo respiro e non pensai – almeno in quel momento – che eravamo in una TIN, in quell’istante c’eravamo solo e semplicemente noi due, una cosa sola.” Così Angela, madre di Ettore, nato a 29 settimane e di 670 grammi, descrive il suo primo incontro con la kangaroo care (KC), che consiste nel creare un contatto pelle a pelle tra il neonato e i suoi genitori. Momento “indescrivibile e unico”, da cui derivano non soltanto emozioni e ricordi per il legame della diade genitore-figlio, ma anche comprovati benefici sullo sviluppo neurocomportamentale, con evidenti effetti di neuroprotezione sul cervello del neonato. In occasione della Giornata Internazionale della kangaroo care, che si celebra il 15 maggio, la Società Italiana di Neonatologia SIN ribadisce l’importanza di questa pratica, non solo per la mamma, ma anche per il papà.
La KC si è sviluppata dapprima nei Paesi a basso reddito, ma oggi è diventata una modalità di assistenza fondamentale in tutti i reparti di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale per ridurre la separazione del neonato dai suoi genitori e promuovere il legame familiare. Gli effetti positivi sono molteplici, per i bambini e per i genitori: promozione del bonding, dell’allattamento al seno, protezione e sostegno allo sviluppo cerebrale nel neonato, effetti che si prolungano a distanza sia in termini neuro protettivi che socio-ambientali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia fortemente di introdurre la pratica della KC non appena le condizioni cliniche del neonato lo permettano. La sua importanza è ribadita anche dagli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato, prodotti dalla European Foundation for the Care of Newborn Infants EFCNI, recentemente tradotti in italiano dalla SIN.
“Già da tempo abbiamo iniziato a parlare genericamente di kangaroo care, praticabile sia dalla mamma, che dal papà, perché la terapia del marsupio è un vero ambiente di cura, che garantisce alla nuova famiglia di partecipare attivamente al percorso terapeutico nel presente, per perseguire anche obiettivi a medio/lungo termine, legati alla qualità della vita futura del neonato e dei suoi genitori”, afferma Luigi Orfeo, presidente SIN. “Preservare il legame della diade genitore-figlio è attualmente uno degli obiettivi principali nelle nostre Terapie Intensive neonatali.”
La kangaroo care rappresenta probabilmente il più importante momento di superamento della separazione madre-bambino, una pratica semplice ed efficace per promuovere il benessere del neonato e della sua famiglia, in particolar modo per i neonati prematuri e per questo deve essere incentivata e facilitata, in primis con un accesso non limitato alle TIN ed apertura h24 per i genitori. Anche in occasione dell’ultimo Congresso Nazionale del Gruppo di Studio della Care Neonatale – SIN dal titolo Il Senso dei Sensi: il Supporto Sensoriale in TIN al Bambino Pretermine, tenutosi a Milano ad aprile, presso la Clinica Mangiagalli, è stato sottolineato che preservare il legame della diade madre-figlio rispecchia uno degli obiettivi principali da perseguire all’interno della Terapia Intensiva Neonatale. In Italia la KC è applicata nella quasi totalità delle TIN. Un’indagine condotta dal Gruppo di Studio Care della SIN e promossa dal Coordinamento nazionale delle Associazioni dei genitori Vivere onlus ha evidenziato tuttavia una proposta e una durata ancora limitate rispetto a quanto previsto dagli standard europei. Le barriere all’implementazione della KC sono molteplici, tra i principali segnaliamo: l’accesso limitato ai reparti per i genitori; la mancanza di aggiornamento continuo del personale e di protocolli condivisi; uno scarso sostegno ai genitori e la loro motivazione. Per superare questi limiti, sono state realizzate le Indicazioni nazionali, allo scopo di fornire a tutti i soggetti coinvolti (professionisti, genitori, direzioni sanitarie, istituzioni, etc.) un documento unico, riconosciuto e condiviso dalla SIN, che definisce l’organizzazione, le responsabilità e le modalità operative della KC, con l’intento – conclude la SIN – di uniformare i comportamenti e implementare e diffondere questa importante pratica di cura in tutte le TIN italiane.