Lo screening gratuito per l’epatite C sarà avviato entro la fine dell’anno in quasi tutte le Regioni italiane. A livello locale si stanno concludendo le fasi istruttorie pressoché ovunque, con l’auspicio affinché si possa partire in tempi brevi con i nati tra il 1969 e il 1989, i detenuti e gli afferenti ai SerD. Questo è quanto emerso nel corso dell’evento FASE II: Cronoprogramma e Modalità Operative Pro Screening HCV, conferenza online conclusiva dei tavoli di confronto regionali 2021, durante la quale i rappresentanti regionali si sono confrontati e fornendo i dettagli sullo stato delle attività a livello locale. La web conference – organizzata da MAPCOM Consulting, promossa da AISF Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e SIMIT Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, con il patrocinio di EpaC onlus, e realizzata con il contributo non condizionato di AbbVie – ha annunciato la conclusione della serie di incontri regionali realizzati da maggio a novembre per ribadire l’importanza dello screening, incentivare e supportare le Regioni nell’attivazione e monitoraggio dei risultati sul territorio.
Ad aprile il Governo ha varato il Decreto attuativo (ex-post Decreto Milleproroghe) che destina 71,5milioni di euro all’avvio di una strutturata attività di screening a livello nazionale; lo scorso 8 luglio il Decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il testimone è successivamente passato in mano alle Regioni, che negli scorsi mesi si sono messe al lavoro per completare le fasi istruttorie, definire i piani operativi e avviare in tempi rapidi le attività di screening.
“Alle Regioni è stato affidato il compito di utilizzare al meglio e presto le opportunità offerte dall’introduzione dello screening per l’epatite C su scala nazionale, affinché non vengano mai meno i vantaggi terapeutici dei farmaci antivirali”, dichiara l’on. Elena Carnevali, XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati. “Siamo l’unico Paese al mondo che, grazie a un fondo dedicato allo screening per l’Hcv inserito nell’emendamento al Decreto Milleproroghe, ha messo a disposizione una cifra pari a 71,5milioni di euro per avviare una campagna gratuita. Ora bisogna dare seguito ed effettività allo stanziamento e le istituzioni continueranno ad impegnarsi affinché il Piano messo in atto sia garantito in modo uniforme ed efficace in tutte le Regioni.”
“L’obiettivo di eradicazione del virus dell’epatite C fissato per il 2030 è un traguardo che, a causa dei vari ritardi accumulati, rischia di non essere raggiunto. In primavera ho presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al Ministro Speranza di accelerare i tempi di elaborazione del Decreto attuativo; fortunatamente ad aprile è arrivata l’emanazione ufficiale e nei mesi successivi le Regioni si sono adoperate per partire con le attività”, dichiara l’on. Michela Rostan, vicepresidente XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati. “Ora è necessario un ulteriore sprint da parte di tutti gli attori coinvolti per avviare gli screening in ambito locale e recuperare il tempo perso. Solo in questo modo l’Italia potrà tornare ad essere un punto di riferimento nel contrasto alla patologia a livello internazionale.”
Delle 17 Regioni italiane toccate dal tour di ACE, solo in pochissime sono state avviate delle attività preliminari di screening sulle popolazioni in target. Le restanti hanno annunciato di essere in procinto di terminare le fasi istruttorie e preparatorie per poter iniziare le attività di screening prima della fine dell’anno,. Il Ministero ha fissato al 31 gennaio la prima scadenza per il monitoraggio, che prevede l’invio di report dettagliati da parte dei referenti regionali.
“La crisi sanitaria ha causato un’inevitabile battuta d’arresto nell’avvio delle attività di screening gratuito sui nati tra il 1969 e il 1989, sugli afferenti ai SerD e sui detenuti. Il nostro Paese non è più in linea con l’obiettivo di eradicazione fissato per il 2030, ma riprendendo a pieno ritmo e riprogrammando le attività, è possibile recuperare il tempo perso”, afferma Alessio Aghemo, segretario AISF Associazione Italiana per lo Studio del Fegato, professore di Gastroenterologia, Dipartimento di Scienze Biomediche, Humanitas University. “Ora però è necessario uno sforzo importante da parte delle Regioni e delle istituzioni locali affinché i fondi siano utilizzati al meglio. A distanza di mesi dall’ufficialità della disponibilità del finanziamento, sono ancora insufficienti i programmi avviati per uno screening di massa. Ci auguriamo che le Tavole rotonde promosse da ACE possano essere state un utile strumento di sensibilizzazione sul valore della prevenzione.”
Nelle Regioni dove sono state implementate delle prime attività di screening, come ad esempio Lombardia e Piemonte, alcune Aziende Sanitarie o specifici centri specialistici hanno avviato dei progetti pilota. In queste Regioni un ruolo significativo è giocato dagli hub e centri vaccinali Covid, che vengono sfruttati per effettuare dei test HCV sulla popolazione generale. In Basilicata sarà previsto un coinvolgimento dei medici di medicina generale, ai quali sarà inviato un kit ad hoc per effettuare i test in occasione delle visite ambulatoriali. Nelle altre Regioni sono in fase di definizione i tavoli tecnici che si occuperanno dell’elaborazione dei documenti programmatici che guideranno le attività di screening.
“La serie di Tavole rotonde realizzate da ACE nelle 17 Regioni ha fatto emergere una situazione piuttosto allarmante”, dichiara il prof. Massimo Andreoni, direttore scientifico SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. “Purtroppo a tutt’oggi a livello locale non sono stati avviati programmi di screening ed emersione. Tutt’al più sono partiti dei piccoli progetti pilota che però sono volti a testare campioni molto esigui e lontani dalle numeriche attese dalla campagna prevista dal Decreto. Oltretutto anche nelle strutture come i SerD e gli istituti circondariali le attività di screening sono rallentate per mancanza di organizzazione e di strutture adeguate. Risulta pertanto urgente dare impulso immediato alle attività e strutturare programmi ben definiti che permettano di intercettare i soggetti positivi e avviarli rapidamente al trattamento.”
La serie di Tavole Rotonde istituzionali promosse da ACE ha permesso di incontrare molti referenti regionali e di scattare un’istantanea della reale situazione a livello locale. Tuttavia, permangono alcune criticità legate alla reale implementazione dello screening e alla temporalità dei fondi stanziati. Affinché l’obiettivo di eradicazione possa esser raggiunto è necessaria infatti una programmazione di lungo periodo e un sistema di rete locale che permetta una facile collocazione dei pazienti individuati ai centri autorizzati al trattamento.
“I fondi stanziati sono un ottimo punto di partenza ma fanno parte di un ‘fondo sperimentale’ che scade a fine dicembre 2022”, dichiara Ivan Gardini, presidente EpaC onlus. “Considerati i limiti posti dal periodo pandemico e il ristretto periodo di tempo disponibile per terminare lo screening, è molto probabile che molte Regioni avanzeranno una parte consistente delle risorse già assegnate. In tal senso ritengo sia fondamentale un intervento del Ministero della Salute volto al vincolo delle risorse e all’estensione dell’utilizzo dei fondi erogati fino a totale esaurimento. Tuttavia, la soluzione ottimale per risolvere definitivamente diverse criticità emerse, e anche per venire incontro alle Regioni a Statuto Speciale che non hanno ricevuto fondi, è quella di introdurre i test diagnostici per l’epatite C gratuiti nei LEA, per tutti i cittadini, al pari di altre malattie infettive. Inoltre – aggiunge – credo sia fondamentale definire la totale gratuità del percorso diagnostico terapeutico a tutti coloro che risulteranno affetti da epatite C cronica, come avviene per tutti gli screening gratuiti attualmente promossi dal Servizio Sanitario Nazionale. Diversamente, dovranno essere le Regioni a coprire i costi previsti per giungere alla diagnosi completa prevista per il rilascio dell’esenzione 016. Le Regioni dovranno poi affrontare anche altri costi, come ad esempio campagne informative e attività di formazione. In sostanza – conclude – ci aspettiamo un impegno concreto affinché si passi dal concetto di screening sperimentale a screening strutturato, finanziato anche per gli anni a venire, fino a raggiungimento degli obiettivi di eliminazione stabiliti dall’OMS.”