
Le persone con sclerosi multipla hanno chiesto maggior rispetto per il diritto al lavoro. Le segnalazioni riguardano le ancora ridotte tutele per le assenze, le difficoltà nel riconoscimento dell’handicap grave, nonché i molteplici casi di demansionamento, sino ad arrivare ai casi estremi, purtroppo non infrequenti, di licenziamento. Queste le richieste formalizzate in occasione del convegno promosso da AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Anche in correlazione all’avanzamento dell’età lavorativa, la difficoltà maggiore è mantenere un pieno inserimento al lavoro che tenga conto della trasformazione dell’abilità legata all’evoluzione della patologia. A queste criticità, si affiancano esperienze positive frutto anche delle recenti conquiste normative come il part-time, l’accesso allo “smart working”, la sperimentazione di accomodamenti ragionevoli.
Ogni anni, la sclerosi multipla conta almeno 3.400 nuove diagnosi, la maggior parte delle quali riguarda giovani che non hanno ancora compiuto trent’anni; le persone hanno chiesto l’impegno a percorsi di collaborazione comuni, affinché il diritto al lavoro non sia solo una parola ma diventi sempre più realtà. “Il lavoro è una precondizione essenziale, rende una persona capace di prendere decisioni, di crescere, di costruire la propria autonomia e dignità. Le persone non chiedono un assegno che garantisca una sussistenza spesso indignitosa e una vita ai margini della società: vogliono guadagnarsi i propri diritti lavorando. Vogliono dignità. L’inclusione sociale che le persone con SM e le persone con disabilità chiedono passa proprio da qui”, dichiara Angela Martino, Presidente Nazionale AISM. “Oggi siedo a questo tavolo non solo per testimoniare queste verità, ma per poter fare proposte, per ottenere ascolto per tutte le persone e garantire che il nostro comune percorso di conquiste è appena cominciato.”