In Italia, al 10 gennaio 2023 la variante Omicron aveva una prevalenza stimata al 100%, con la sottovariante BA.5 largamente predominante e una quota di ricombinanti Omicron/Omicron pari al 3,6%. Sono questi i risultati dell’indagine rapida condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. Per l’indagine, è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province Autonome di selezionare dei sotto-campioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni/PPAA in maniera casuale fra i campioni positivi garantendo una certa rappresentatività geografica e, se possibile, per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all’indagine tutte le Regioni/PPAA, e complessivamente 98 laboratori regionali e il Laboratorio di Sanità Militare, per un totale di 1.191 campioni. Queste le prevalenze stimate:
- 100% variante Omicron;
- BA.2 9,8% (range: 0-25,8%);
- BA.4 0,3% (0-11,1%);
- BA.5 86,3% (74,2-100%);
- Omicron/omicron 3,6% (0-9,5%)
CONCLUSIONI
- “BA.5 risulta ampiamente predominante, con una prevalenza a livello nazionale pari a 86,3% (90,6% nell’indagine precedente, del 13/12/2022), con frequenze regionali/PPAA superiori al 74%. Rimane elevata la numerosità dei sotto-lignaggi BA.5 circolanti nel nostro Paese (89 vs 100 dell’indagine precedente);
- Ancora in aumento la proporzione, sul totale dei sequenziamenti, di BQ.1.n (65,0% vs 57,9% della precedente indagine). BQ.1.1 (la cosiddetta Cerberus) si conferma stabile e maggioritaria nel nostro Paese (36,7% vs 32% dell’indagine precedente);
- Sebbene la proporzione di XBB.n risulti stabile, il numero di sequenziamenti attribuibili al sotto-lignaggio internazionalmente attenzionato XBB.1.5 (la cosiddetta Kraken), risulta contenuto, anche se in crescita (12 vs. 1 dell’indagine precedente). XBB.1.5 ha mostrato un importante vantaggio di diffusione negli Stati Uniti rispetto alle varianti circolanti, come plausibile conseguenza della combinazione tra una più elevata immuno-evasività e trasmissibilità. Al momento non ci sono evidenze correlabili ad una maggior severità della malattia associata a XBB.1.5;
- In accordo con quanto rilevato in altri Paesi europei si osserva un aumento nella proporzione di sequenziamenti attribuibili al sotto-lignaggio CH.1.1 [soprannominato Orthrus, ndr] (2.6% vs. 1.0% dell’indagine precedente), le cui principali caratteristiche sono oggetto di investigazione. Stime preliminari condotte nel Regno Unito, hanno evidenziato un vantaggio di crescita di CH.1.1 rispetto al sotto-lignaggio attualmente predominante BQ.1.18.”
fonte: Iss
I SINTOMI DELLE NUOVE VARIANTI
La preoccupazione è che in futuro una sottovariante possa aggirare la protezione dei vaccini. Le varianti a oggi presenti generano sintomi simili alle altre sottovarianti note, in particolare di Omicron. Vengono quindi interessate le vie respiratorie, specie naso e gola, ma con febbre, tosse e altri effetti assimilabili a uno stato influenza. Quanto a Orthrus, alcune riviste britanniche invitano a prestare attenzione soprattutto a questi sintomi: rinorrea, mal di testa, affaticamento, sia lieve che grave, starnuti e mal di gola.