Salute mentale nel Lazio. La fotografia di Confepi Sanità

Nel Lazio, una media del 6% della popolazione accede a ricoveri per disturbi mentali; più di 200 accessi al giorno, tra Pronto Soccorso e Strutture, riporta Confepi Sanità. Sul territorio regionale sono 250 le realtà residenziali; circa 70 quelle semi-residenziali. Il sistema di accoglienza, cura e accompagnamento al rinserimento sociale appare insufficiente, ma soprattutto insofferente. Dal 2010 le tariffe giornaliere di accreditamento sono bloccate: nonostante l’aumento generale dei beni di prima necessità e di tutti i servizi, non si è considerato neanche l’aumento Istat. La domanda è 5 volte maggiore dell’offerta. Una situazione non più sostenibile. Da tempo le realtà di ricezione psichiatriche chiedono tavoli tecnici per adeguare le tariffe e programmare una crescita delle strutture territoriali. Tutto questo, avverte Confepi, crea un disagio sociale allargato: le famiglie sono sempre più disperate; le Strutture non riescono a coprire il bisogno; i ragazzi si sentono sempre più abbandonati; i lavoratori, che coprono un ruolo fondamentale e delicato, sono sottopagati.

Nel Lazio, il 50% dei giovani tra i 15 e i 25 anni ha un problema psichico; il 45% tra i 26 e 50 anni. Un malessere delle giovani generazioni sempre più emergente e che si esprime in diversi modi e riguarda fasce di età differenti. Dati nazionali indicano che 1 giovane su 10 abbandona precocemente gli studi; il 12% del mondo giovanile adolescenziale è a rischio di dipendenza da videogiochi. Forte anche l’isolamento del mondo giovanile tra i 15 e i 19 anni. Aumentano inoltre i casi di disturbi da comportamento alimentare come anche quelli legati a patologie della neuropsichiatria infantile. Aumenta la diffusione online di pornografia e pedopornografia. Il 25% degli studenti delle Scuole superiori ha dichiarato di essere vittima di bullismo e di cyberbullismo e, di questi, il 4,3% lo subisce in modo sistematico. Le figure genitoriali spesso sono impreparate a gestire queste complessità di situazione di vita quotidiana dei propri figli, e avvertono tale fragilità in rapporto alle varie fasi di crescita. Se il Ssn non se ne fa carico, sottolinea Confepi, accresce il rischio di una società disagiata e violenta, come le cronache di ogni giorno ricordano.