
6 persone su 10 russano e 4 su 100 soffrono di apnee notturne. Tuttavia, l’80% dei casi non viene diagnosticato. Le conseguenze: patologie a cuore, cervello e reni, incidenti stradali e sul lavoro. “In ambito internazionale si parla di Obstructive Sleep Apnea Syndrome (OSAS), conosciuta in Italia come roncopatia cronica, che comprende il russamento (semplice o patologico) e la sindrome delle apnee notturne ostruttive”, spiega il dott. Fabrizio Salamanca, referente del Centro per la Diagnosi e Cura della Roncopatia di Humanitas San Pio X. “Le apnee si presentano come momenti di ostruzione respiratoria di oltre 10 secondi, dovuti al collasso di una parte delle vie aeree superiori durante il sonno. L’effetto immediato è l’abbassamento del livello di ossigeno nel sangue che porta, a cascata, alterazioni delle funzioni di altri organi (cuore, cervello, polmoni, reni…). I pazienti affetti gravemente dalla patologia possono arrivare ad avere oltre 40 apnee ostruttive ogni ora. Il russamento patologico, invece, è un quadro clinico che impedisce uno stato di sonno profondo e che causa continui microrisvegli, fino a 400 in 6/7 ore”. In entrambi i casi, dunque, a rimetterci è la qualità del sonno, mai completamente ristoratore. Il russamento semplice, invece, non causa problemi alla salute, poiché è senza apnee e consente un sonno profondo, ma ha ripercussioni soprattutto sulle relazioni sociali.
CORRELAZIONI CON ALTRE PATOLOGIE E TUMORI
In occasione del congresso “Russamento e Apnee del Sonno: Malattia Individuale e Sociale” in programma nei prossimi giorni a Milano presso Humanitas San Pio, verrà presa in causa la correlazione tra la sindrome delle apnee ostruttive del sonno e l’insorgere di altri disturbi: ipertensione, insulino-resistenza, malattie cardiovascolari, peggioramento della funzione neurocognitiva e, non ultimo, i tumori: “Rispetto alle patologie oncologiche, recenti studi evidenziano tre scenari di causa/effetto”, spiega il dott. Pietro Salvatori, responsabile di Otorinolaringoiatria di Humanitas San Pio X e coordinatore scientifico del congresso. “In un primo caso, le apnee notturne sono il primo sintomo di tumori del tratto orofaringeo ancora non diagnosticati; in un secondo caso le apnee ostruttive notturne insorgono dopo trattamenti di radioterapia delle prime vie aeree; in un terzo caso lo stato infiammatorio cronico dell’organismo, dovuto ai cali di ossigenazione provocati dalle apnee notturne, può favorire alla lunga la genesi di cellule tumorali.”
Date le variegate conseguenze che un cattivo sonno ha sulla qualità della vita, diventa importante insistere sul concetto di multidisciplinarità, in cui otorinolaringoiatri, pneumologi, cardiologi, odontoiatri, neurologi e medici di medicina generale collaborano per la migliore presa in carico del paziente, sempre più verso una medicina “su misura”. In questo percorso multispecialistico, grande importanza ha anche l’evoluzione delle tecniche diagnostiche e chirurgiche: Sleep Endoscopy, esame diagnostico fondamentale per queste patologie, Faringoplastiche meno invasive, chirurgia robotica e laser garantiscono infatti interventi più efficaci e tollerati dal paziente, contribuendo al miglioramento delle condizioni operatorie e post-operatorie.
LE APP SONO UTILI?
Da circa un anno capita che i pazienti si presentino alla visita dall’Otorinolaringoiatra muniti di grafici e registrazioni audio realizzate con App per smartphone. “Da qui la curiosità di capire come funzionano, quali sono le loro basi scientifiche e quando possono essere di aiuto”, spiega il dott. Fabrizio Costantini, di Humanitas San Pio X. “Per farlo, abbiamo chiesto ai pazienti di provare alcune App in contemporanea alla Polisonnografia (esame diagnostico specifico in grado di verificare la presenza di apnee notturne) per confrontare i dati e abbiamo fatto altre prove variando le condizioni dell’esperimento e il tipo di cellulare (ad esempio, con microfoni di ultima generazione o modelli più vecchi). Il risultato? Alcune App, come quelle che calcolano il rischio di apnee notturne a partire dai dati biometrici e da questionari validati dalla comunità scientifica internazionale (Scala di Epworth, Questionario di Berlino, Questionario Stop Bang, Questionario ASA, Formula di Flemons) possono essere utili. Stesso discorso per le App che monitorano il russamento con registrazioni e tracciati in cui si evidenziano i picchi di intensità e la percentuale di russamento sul totale delle ore dormite. Le App non sostituiscono però gli esami diagnostici ospedalieri, Polisonnografia e Sleep Endoscopy, che ad oggi sono gli unici in grado di constatare con certezza la presenza di apnee notturne e la loro causa. Una selezione di esse può tuttavia servire per sensibilizzare la popolazione e quindi indirizzarla al controllo medico.”