La lattoferrina è una glicoproteina naturale multifunzionale prodotta dalle ghiandole esocrine e dai neutrofili nei siti di infezione ed infiammazione. La lattoferrina è presente in diverse secrezioni umane come latte, colostro, saliva, lacrime, secrezioni nasali e bronchiali, fluidi gastrointestinali e nei granulociti neutrofili coinvolti nelle risposte immunitarie. Appartiene alla famiglia delle transferrine ed è in grado, pertanto, di legare e trasportare il ferro grazie alla sua elevata affinità per questo elemento, giocando un ruolo importante nella regolazione dell’omeostasi del ferro.
Studi in vitro e clinici hanno dimostrato che la lattoferrina può essere utile in caso di infezioni virali e batteriche, grazie:
1. ALLA SUA CAPACITÀ DI LEGARSI A MOLECOLE ANIONICHE PRESENTI SULLE SUPERFICI CELLULARI (ES. PROTEOGLICANI)
In uno studio in vitro, è stato valutato il ruolo protettivo della lattoferrina in caso di infezione da Coronavirus, nello specifico SARS-CoV.
A) MODELLO DI INGRESSO DEL SARS-COV NELLE CELLULLE I proteoglicani di eparan solfato (HSPG), macromolecole ampiamente distribuite sulle superfici cellulari, fungono da sito di attacco preliminare per il SARS-CoV, aiutando a stabilire il primo contatto del virus con le cellule ospiti e consentendo la successiva concentrazione delle particelle virali sulle superfici cellulari. Le particelle virali vengono, poi, trasferite dagli HSPG ai recettori ACE2 ad alta affinità (viral surfing), il che si traduce nell’ingresso del virus nelle cellule ospiti. |
B) IL RUOLO PROTETTIVO DELLA LATTOFERRINA Lo studio mostra il ruolo protettivo della lattoferrina riguardo l’infezione del SARS-CoV. La lattoferrina, grazie alla sua capacità di legarsi agli HSPG, inibisce il contatto iniziale tra virus e cellule ospiti evitando così il successivo ingresso del virus nella cellula. |
È stato dimostrato che gli HSPG rappresentano un cofattore necessario anche per l’infezione da SARS-CoV-2. Un recentissimo studio pubblicato su Cell ha, infatti, mostrato che gli HSPG costituiscono un nuovo sito di legame per il SARS-CoV-2 a livello delle cellule dell’ospite.
2. ALLA SUA ATTIVITÀ ANTINFIAMMATORIA E IMMUNOMODULANTE
Per quanto riguarda l’attività antinfiammatoria della lattoferrina, essa dipende dalla sua capacità di entrare, mediante endocitosi, all’interno delle cellule ospiti e di traslocare nel nucleo, regolando così l’espressione dei geni pro-infiammatori. Nello specifico, è in grado di “down-regolare” l’espressione delle citochine pro-infiammatorie (es. IL-6) e di potenziare la risposta immunitaria adattativa, grazie proprio alle sue proprietà immunomodulatorie e antinfiammatorie.
3. ALLA SUA CAPACITÀ DI CHELARE IL FERRO
A differenza della transferrina, che trattiene il ferro fino a un pH di circa 5,5, la lattoferrina lo trattiene fino a un pH di circa 3, favorendo il sequestro del ferro anche dove il pH è comunemente acido a causa del processo infiammatorio in corso e limitando così la disponibilità di ferro essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo dei microbi.