Nuovi dati presentati dall’Osservatorio ISIC (Institute for Scientific Information on Coffee) confermano il ruolo positivo del caffè sulla funzione renale: i risultati derivano da un’analisi di 3 studi che ne hanno esaminato il consumo in relazione alla malattia renale cronica. Gli studi fanno parte dell’ampia revisione Diet and Kidney Function: a Literature Review, di recente pubblicata sulla rivista Current Hypertension Report, che ha messo in evidenza il ruolo delle principali categorie alimentari in relazione alla patologia. In particolare, per quanto riguarda il ruolo del caffè, sono stati analizzati il Tehran Lipid and Glucose Study, studio iraniano di 1.780 persone, seguite per 6 anni; lo studio statunitense ARIC e lo studio coreano sul genoma e l’epidemiologia in Corea del Sud. Nel primo sono stati confrontati i bevitori moderati di caffè con i non bevitori; negli altri 2 la comparazione è avvenuta tra coloro che bevevano almeno 3 o 2 tazze con i non bevitori. Nello studio iraniano è stata riscontrata un’associazione non significativa tra caffè e malattia renale cronica, mentre negli studi statunitensi e coreani sono state osservate associazioni inverse significative nei gruppi con una maggiore assunzione di caffè. I risultati indicano pertanto un effetto potenzialmente protettivo della bevanda, in linea con studi precedenti sulla funzionalità renale. La Diet and Kidney Function ha incluso 21 articoli di studi di coorte con follow-up dai 3 ai 24 anni. Le categorie alimentari su cui si sono concentrati erano carne, pesce, latticini, verdure, frutta, caffè, tè, bevande analcoliche, oltre che modelli alimentari. Le evidenze hanno mostrato che uno stile alimentare sano può ridurre il rischio di malattie renali croniche.
La malattia renale cronica rappresenta un onere sanitario in aumento in tutto il mondo, con una prevalenza globale di circa 11% nella popolazione adulta generale. Se non trattata, progredisce lentamente fino allo stadio terminale, che richiede la dialisi o il trapianto di rene. Fattori come lo stile di vita, il fumo, l’uso di alcol e l’inattività fisica possono peggiorare la patologia. Oltre a tutto ciò, esiste un crescente interesse scientifico per il ruolo potenziale della dieta.