L’esperimento è stato condotto su una navicella spaziale ma i risultati sembrano importanti. Durante la simulazione di una missione su Marte, i ricercatori del Centro Max Delbrück di Berlino e la Vanderbilt University, in Tennessee, hanno studiato la correlazione tra l’assunzione di cibi salati e le sensazioni di fame e sete; in particolare, contrariamente a quanto comunemente ritenuto, un apporto superiore di sale non ha portato i soggetti a bere, bensì a mangiare di più. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno studiato due gruppi di soggetti che hanno assunto cibi uguali ma con differente concentrazione di sale. Dall’analisi dei dati si è evinto che coloro che assumevano più sale urinavano maggiormente ma questo non li ha portati a bere di più; hanno anzi bevuto di meno poiché il sale ha innescato un meccanismo per “conservare” l’acqua. Prima si riteneva che gli ioni di sodio da cui è composto il sale si legassero alle molecole di acqua e la trasportassero nelle urine. I nuovi risultati, pubblicati sul Journal of Clinical Investigation, mostrano invece che il sale viene trasportato nelle urine, mentre l’acqua resta immagazzinata nei reni, provocando minor necessità di bere.
Tuttavia, ciò che a prima vista rappresenta una scoperta sensazionale rispecchia in verità quello che, ormai da qualche anno, è noto rispetto al meccanismo di formazione dei calcoli renali. Per la prevenzione della calcolosi renale, oltre al consumo eccessivo di proteine animali e cibi ricchi di fruttosio, è necessario prestare attenzione soprattutto al sale, presente sulle nostre tavole anche in forma “nascosta” in alimenti come pane, pasta, cibi inscatolati, insaccati ma anche nei vegetali. Una volta introdotto, per essere “digerito” a livello intestinale, il sale deve interagire necessariamente con il calcio: “Non avvenendo questa reazione – spiega il prof. Giovanni Gambaro, coordinatore dalla Stone Clinic Nefrologica dell’’Unità Operativa di Nefrologia della Columbus di Roma – il sale viene liberamente assorbito a livello intestinale, concludendo il suo percorso a livello urinario, dove lo troviamo in grandi quantità, con il rischio che si formino i calcoli.”
Per la prevenzione della calcolosi di ossalato di calcio è dunque controproducente una dieta povera di calcio, senza latticini e formaggi ma soprattutto senza le nostre amate mozzarelle: studi recenti hanno infatti dimostrato che la riduzione di calcio nella dieta comporta un aumento delle recidive, in quanto il calcio concorre all’eliminazione degli ossalati; dunque non più divieto assoluto per le verdure ma solo limitazione per spinaci, broccoli e patate.