Report GIMBE: “Lieve calo dei contagi, ma aumentano i decessi. Mancano i dati sui soggetti fragili”

“Per la seconda settimana consecutiva, a livello nazionale si rileva una lenta discesa del numero di nuovi casi, anche se il dato risente di notevoli differenze regionali correlate al livello di restrizioni di 3 settimane fa”, commenta Nino Cartabellotta, presidente Fondazione GIMBE. Non si allenta la pressione sugli ospedali: sono 10 le Regioni al di sopra della soglia di saturazione in area medica; 13 per le terapie intensive, con picchi del 60%. Nel complesso, si registra una lieve riduzione dei nuovi casi di contagio da COVID-19 a livello nazionale (-5,9%). Nell’ultima settimana, i casi sono passati da 150.181 a 141.396. Aumentano tuttavia i decessi: sono 3mila, rispetto ai 2.878 della settimana precedente. Sostanzialmente stabile il numero dei soggetti attualmente positivi al SARS-CoV-2 (562.832 vs 560.654), così come anche le persone sottoposte a isolamento domiciliare (529.885 vs 528.680).

Aumentano i ricoveri, sia in area medica (29.231 vs 28.428) sia in rianimazione (3.716 vs 3.546): “Entrambe le soglie di allerta di occupazione dei posti letto da parte di pazienti COVID in area medica (oltre il 40%) e in terapia intensiva (oltre il 30%) sono superate a livello nazionale, attestandosi rispettivamente al 44% e al 41%”, spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione.

In riferimento all’andamento della campagna vaccinale, rilevato ancora una volta il ritardo nella somministrazione agli anziani, con appena il 28,3% degli over80 che ha ricevuto la seconda dose.

La fondazione sottolinea inoltre la necessità di reperire indicatori più precisi sui soggetti a elevata fragilità, categoria considerata prioritaria dal Piano Nazionale Vaccini, ma per la quale mancano dati specifici: “Al momento la rendicontazione del database ufficiale non prevede una specifica categoria. Non si può escludere – spiega Cartabellotta – che nella categoria denominata ‘Altro’, con oltre 1,4milioni di dosi (14,4% del totale delle somministrazioni), rientri un certo numero di soggetti fragili. Escludendo da questo ‘contenitore’ le 572.692 dosi (39,6%) somministrate a persone di età con più di 70 anni, considerabili a rischio per fascia anagrafica, resta da fare luce su 873.787 (60,4%) dosi somministrate a soggetti di cui non è possibile rilevare altre indicazioni di priorità. Per ragioni di trasparenza e monitoraggio – conclude Cartabellotta – da un lato è indispensabile inserire nel report ufficiale la categoria dei soggetti ad elevata fragilità al fine di garantire una precisa rendicontazione; dall’altro bisogna fare chiarezza sulla categoria ‘altro’, che ancora una volta permette di rilevare enormi differenze regionali.”