Con Progetto Cuore svelate le “carte” del rischio cardiovascolare

Nascono da un algoritmo di predizione applicato al database della medicina generale Health Search le nuove stime del rischio grazie alle quali è possibile definire la probabilità di comparsa non solo di eventi ischemici, ma anche di fibrillazione atriale e di scompenso cardiaco. Il tutto applicato alla popolazione attuale e con l’aggiunta di altri fattori di rischio cardiovascolare primario. Le Carte del Rischio del Progetto Cuore, a circa vent’anni dalla nascita, cominciano a mostrare i segni dell’età. Il primo di questi segni è relativo proprio alla popolazione su cui sono state costruite: “Le Carte del Rischio del Progetto Cuore si riferiscono infatti a una popolazione che non è più quella di oggi”, sottolinea Damiano Parretti, Responsabile Nazionale Area Cronicità e Progetti di Area Cardiovascolare Simg, durante l’incontro L’Evoluzione della Prevenzione Cardiovascolare nel Nuovo Millennio; Adeguamento degli Strumenti per la Valutazione del Rischio, organizzato da Simg. “In pratica, rappresenta la popolazione dei genitori di quella di oggi e quindi ci si può domandare quanto fattori di rischio pesati su quella popolazione pesino su quella attuale. Da qui l’esigenza di disporre di una coorte di popolazione aggiornata.”

D’altre parte i dati epidemiologici si evolvono parallelamente all’evoluzione della popolazione, dei fattori ambientali e dello stile di vita. Una coorte molto vasta, comprendente un milione e cinquantamila persone selezionate dalla popolazione presente nella banca dati SIMG Health Search. “Fra il 1° gennaio 2008 e il 31 dicembre 2012, abbiamo identificato tutti i pazienti privi di eventi cardiovascolari di età compresa fra i 35 e i 69 anni; li abbiamo suddivisi casualmente in un sottogruppo di sviluppo e in un sottogruppo di variazione e li abbiamo seguiti per il follow-up disponibile fino al 31 dicembre 2018”, spiega Francesco Lapi, Direttore Ricerca Health Search. Una volta eliminati quelli con dati mancanti, la coorte è risultata di 50.410 pazienti. In questa popolazione i ricercatori sono andati a verificare in primo luogo la comparsa di eventi cardiovascolari: “Come atteso – aggiunge il responsabile della ricerca – l’evento registrato con maggior prevalenza è stata la fibrillazione atriale, seguita degli eventi ischemici cerebro e cardiovascolari e infine dello scompenso cardiaco”.

I FATTORI DI RISCHIO CONFERMANO LA PROPRIA VALIDITÀ

L’algoritmo Health Search ha permesso inoltre di dimostrare come gli uomini abbiano un 50% del rischio in più, come l’età determini un aumento del 7% per ogni anno in cui si discosta dal valore medio della coorte, il fumo del 40% in più, la pressione sistolica dell’un per cento per ogni punto di aumento. Il colesterolo totale non ha raggiunto la significatività statistica, mentre ogni aumento di un’unità del colesterolo HDL protegge dagli eventi cardiovascolari maggiori dell’1%.

Diabete e assunzione di antipertensivi infine pesano rispettivamente per il 44 e il 41%. Delle altre variabili in studio (glicemia, consumo di alcol, durata del diabete, ipertrigliceridemia, familiarità per malattie cardiovascolari, familiarità per ipertensione e per diabete, BMI, iperuricemia, depressione, ansia, uso di farmaci ipoglicemizzanti e di antipsicotici) solo la glicemia e la familiarità per malattie cardiovascolari hanno presentato un’associazione statisticamente significativa, con un peso rispettivamente del 34 e del 10%. L’inclusione di tutte queste variabili, sia le significative, sia le non significative, consentiva però di migliorare la calibrazione del modello.

“Il processo di revisione dei profili di rischio cardiovascolare è un’iniziativa di enorme interesse per arrivare a costruire delle carte più aderenti alla realtà italiana, per consentire di valutare fattori di rischio non tradizionali e per enfatizzare l’importanza di fare comunque prevenzione”, commenta Claudio Ferri, Direttore della Divisione di Medicina Interna e Nefrologia e della Scuola di Specialità in Medicina Interna Università de L’Aquila. “Finalmente avremo la possibilità di calcolare il rischio sulla popolazione che è oggi portatrice di quel rischio in rapporto con gli elementi attuali che incidono sul rischio stesso: l’alimentazione di oggi, le abitudini odierne, etc.”, sottolinea Claudio Cricelli, presidente Simg. “Inoltre fotografano un andamento aggiornato delle patologie cardiovascolari: sappiamo che quando tutto questo è cominciato, quando cioè sono state realizzate le vecchie carte del rischio, la mortalità e l’incidenza di patologie cardiovascolari come infarto e ictus erano molto diverse da quelle di oggi.”

Ma anche gli stessi fattori di rischio possono assumere significati diversi, come appare evidente da quanto accaduto in occasione dell’epidemia in atto. “Covid – conclude Cricelli – ci ha fatto comprendere come i fattori di rischio cardiovascolare non siano soltanto fattori di rischio per le malattie di una volta, ma di fatto siano diventati dei fattori di rischio anche per le malattie infettive, anche se in una maniera abbastanza singolare, non tradizionale.”