Accesso e libera circolazione dei dati sulla mortalità effettiva a livello provinciale per efficaci previsioni sull’epidemia; la necessità di eseguire tamponi sulla popolazione per comprendere al meglio la diffusione del virus; i rischi di una frettolosa approvazione di farmaci inefficaci al contrasto del Covid-19; la necessità di tutelare il personale sanitario per contenere l’epidemia al centro-sud; l’importanza di una comunicazione su dati e analisi coordinata e verificata a livello nazionale. Questi i temi esposti da Enrico Bucci, dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e Adjunct Professor presso la Temple University di Philadelphia, nel corso verso dell’appuntamento settimanale (diretta ogni sabato dalle 10:00 alle 13:00 sulla pagina Facebook dell’associazione) intitolato “Coronavirus Scienza e Diritti, Affrontare l’Emergenza, Preparare il Futuro” e condotto dai vertici dell’associazione, Marco Cappato, Filomena Gallo, Marco Perduca e il prof. Michele De Luca.
LIBERA CIRCOLAZIONE DEI DATI PROVINCIALI
“I dati diffusi dalla Protezione Civile quotidianamente non sono del tutto utili alle previsioni sulla diffusione dell’epidemia, perché soggetti a numerose distorsioni. Per questo occorre analizzare i dati disponibili nelle singole province, e non il dato complessivo nazionale, per avere un’idea migliore della situazione e consentire previsioni più accurate sugli altri comuni. Occorre infatti analizzare nello specifico i singoli dati di mortalità, come ripeterò in commissione regionale mercoledì.”
TAMPONI A CAMPIONE SULLA POPOLAZIONE
“Per poter condurre un accurato studio epidemiologico, abbiamo bisogno di eseguire uno studio di campionamento: una cosa è fare tamponi per motivi clinici, l’altro, per comprendere la reale diffusione dell’epidemia, coinvolgendo a campione la popolazione. Possiamo capire la situazione delle regioni nello sviluppo epidemico? Se l’incremento della mortalità si disallinea gradualmente dallo sviluppo della regione più colpita, ovvero la Lombardia, vuol dire che le misure di controllo sociale e il distanziamento funzionano. Anche se per evitare una situazione analoga a quella della Lombardia bisogna pensare all’adozione di misure comuni all’interno degli ospedali e a protezione del personale medico, che vive in un ambiente confinato. Altrimenti le misure di contenimento non sono sufficienti. In alcuni ospedali del territorio, ad esempio, non hanno nemmeno le mascherine, o non son state sospese le attività ambulatoriali, o non vengono eseguiti controlli degli ingressi.”
LA CONFUSA DIFFUSIONE DI DATI E ANALISI DISCORDANTI
“Occorre un coordinamento nazionale dell’analisi epidemiologica, troppe persone in questi giorni stanno diffondendo tonnellate di analisi, anche tra loro discordanti, mettendole a disposizione dei media, generando nell’opinione pubblica solo confusione, anche questo atteggiamento facilità il propagarsi dell’epidemia, in quanto può indurre a comportamenti scorretti. Bisogna comunicare meno cose e allineate da un ente di coordinamento nazionale.”