PMA: gli svizzeri dicono “Sì” alla diagnosi preimpianto

La vittoria del “Sì” apre all’introduzione della diagnosi preimpianto (DPI) sugli embrioni per le coppie che hanno una grave malattia genetica o che hanno provati problemi di infertilità. “La Svizzera si allinea all’Europa nel riconoscere l’importanza che questo tipo di diagnosi ha nel difendere la salute della donna e del nascituro”, spiega il ginecologo svizzero Michael Jemec. “La DPI permette di individuare gli embrioni che possono dare esito ad una gravidanza riducendo i tentativi e salvaguardando la donna da ulteriori terapie, ma soprattutto consente ad una coppia portatrice di una grave malattia genetica di evitare che quella malattia possa essere trasmessa al nascituro. Siamo davanti ad un importante passo che la Svizzera ha deciso di compiere nella direzione di poter offrire alle coppie che sono alla ricerca di un figlio tutto il supporto necessario per avverare il loro sogno.” La Diagnosi Genetica Preimpianto (PGD) rappresenta una nuova metodologia, complementare alle tecniche di diagnosi prenatale, che permette di identificare la presenza di malattie genetiche o di alterazioni cromosomiche in embrioni in fasi molto precoci di sviluppo, generati in vitro da coppie a elevato rischio riproduttivo, prima del loro impianto in utero. La PGD, quindi, permette di realizzare un importante traguardo, che è quello evitare il ricorso all’aborto terapeutico, spesso devastante dal punto di vista psicologico e non sempre accettato dal punto di vista etico/morale (Braude et al., 2002; Sermone t al., 2004). Una volta che si è ottenuta la fertilizzazione, dagli embrioni ai primi stadi di sviluppo (day 3), si preleveranno una o due cellule (blastomeri) il cui DNA sarà analizzato in maniera specifica, in relazione al tipo di malattia genetica che da diagnosticare. Gli embrioni che risulteranno non affetti dalla patologia genetica, si potranno dunque trasferire in utero ed ottenere così una gravidanza senza la specifica malattia.