Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale (PDTA) per il tumore della prostata

Importante traguardo per l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma nel trattamento dei tumori della prostata: il Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale (PDTA) per questa neoplasia ha ottenuto la certificazione UNI EN ISO 9001:2015 dall’Ente Internazionale Bureau Veritas, nell’ambito di un progetto reso possibile grazie al supporto incondizionato di Astellas. Obiettivo del PDTA è assicurare al paziente una presa in carico rapida, efficace ed efficiente, tale da garantirgli un’offerta ampia ed innovativa di opportunità diagnostiche, terapeutiche ed assistenziali secondo le più recenti Linee guida internazionali. Le patologie oncologiche richiedono una corretta gestione clinico-assistenziale fondata su una piena integrazione multidisciplinare, così da garantire al paziente una presa in carico funzionale alle diverse esigenze che la patologia richiede.

I carcinomi della prostata sono tra i tumori più diffusi nel Lazio con circa 2.800 nuovi casi l’anno e diverse migliaia di uomini laziali che convivono con queste neoplasie, che rappresentano il paradigma di tali esigenze. Richiedono, infatti, il coinvolgimento nel percorso di diagnosi e cura di molteplici figure specialistiche, dal radioterapista all’anatomo-patologo, dall’oncologo medico al radiologo interventista, fino all’urologo, figura di riferimento fin dalla presa in carico iniziale del paziente. “La certificazione del PDTA del tumore della prostata è senz’altro un punto di arrivo di grande prestigio. Un riconoscimento ufficiale che arriva a compimento di un lungo processo di riorganizzazione gestionale dei pazienti affetti da tumore della prostata”, sottolinea Francesco Sasso, direttore di Urologia, Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma. “Il motivo di questa scelta è legato al fatto che su questa neoplasia si può intervenire con diverse tipologie di trattamento: chirurgica, radioterapica e ormono-chemioterapica e queste terapie possono essere impiegate in maniera integrata. Ciò significa che il paziente con tumore della prostata deve essere necessariamente seguito da un team multispecialistico dall’inizio alla fine delle cure e poi anche dopo per trattare eventuali complicanze ed effetti collaterali delle terapie e ancora, nella fase di riabilitazione. Il PDTA consente alle diverse figure specialistiche di condividere e scegliere la migliore soluzione terapeutica possibile per il paziente. Insomma, il paziente con tumore prostatico deve essere curato all’interno di una struttura che è in grado di soddisfare tutte le sue esigenze”, prosegue Sasso. “I vantaggi di questo percorso facilitato sono molti: ridurre i tempi d’attesa, ridurre i tempi della diagnosi, accorciare i tempi terapeutici, supportare psicologicamente il paziente. L’urologo nel team multispecialistico è il playmaker: è lui che vede il paziente per primo e fa la diagnosi, è lui che si relaziona e condivide tutte le scelte terapeutiche con gli altri specialisti del team. Il percorso dedicato in questo delicato periodo di pandemia ci aiuta anche a fronteggiare le criticità con cui purtroppo medici e pazienti devono confrontarsi a causa del Covid-19”, conclude Sasso. Il percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale è imperniato su un team multidisciplinare che si fa carico del paziente, lo accompagna e rende meno arduo il passaggio da una fase all’altra della malattia.