
Fino a qualche tempo addietro, i motivi per cui alcuni fumatori si ammalano di cancro ai polmoni mentre altri riescono a sfuggire alla malattia non era noto. Secondo i ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, alcuni fumatori di sigarette avrebbero meccanismi più efficienti nella riparazione del Dna, che impedirebbero l’accumulo delle mutazioni genetiche indotte dal fumo. Per arrivare a queste conclusioni, gli studiosi hanno analizzato le caratteristiche genetiche delle cellule epiteliali polmonari di 2 gruppi di persone: 14 non fumatori (di età compresa tra 11 e 86 anni) e 19 fumatori (di età compresa tra 44 e 81 anni). “Di tutti i tipi di cellule del polmone, queste sono tra quelle che più tendono a diventare tumorali”, spiega Simon D. Spivack, tra gli autori dello studio. “Sopravvivono per anni, persino decenni, e quindi possono accumulare mutazioni sia come conseguenza dell’età che del fumo.”
I ricercatori hanno scoperto però che i fumatori accumulano un enorme numero di mutazioni, molto più numerose di quelle che insorgono fisiologicamente con l’invecchiamento. È stato inoltre osservato che la quantità di danno genetico aumentava di pari passo con l’intensità o la durata dell’abitudine di fumare. Tuttavia, raggiunta una certa soglia (pari a circa 1 pacchetto al giorno per 23 anni), il numero di mutazioni non aumentava oltre: “I fumatori più accaniti non avevano il carico di mutazione più elevato”, prosegue Spivack. “I nostri dati suggeriscono che questi individui potrebbero essere sopravvissuti così a lungo perché sono riusciti a sopprimere un ulteriore accumulo di mutazioni. Questo livellamento delle mutazioni potrebbe derivare dal fatto che queste persone possiedono sistemi molto efficienti per riparare i danni al Dna o ‘disintossicarsi’ dal fumo di sigaretta.” Lo studio studio è stato pubblicato su Nature Genetics.