Patologie croniche e la “fuga” dei pediatri dagli ospedali

Da un lato l’epidemia di patologie croniche, che ormai colpiscono circa il 18% della popolazione pediatrica, e che richiedono un alto livello di specializzazione per la presa in carico globale; dall’altro la diminuzione del numero di pediatri specialisti che devono prendersene cura. Parte da questo paradosso Annamaria Staiano, aprendo i lavori del del LXXVII Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria Sip. Tra le sfide e le criticità della Pediatria in Italia, la “necessità di riformare l’attuale sistema delle cure pediatriche, oggi in profonda crisi”, una priorità per evitare che i bambini finiscano per essere curati dal medico dell’adulto e non da professionisti adeguatamente formati per l’assistenza ai soggetti in età evolutiva. “Come sta avvenendo per altre specialità anche in pediatria, un numero crescente di medici ospedalieri decide di lasciare il proprio incarico per dedicarsi al territorio o all’attività privata. Questo fenomeno definito ‘great resignation’, esacerbato dalla pandemia, ha molte cause, tra cui il burnout dovuto a turni massacranti, le continue aggressioni, la scarsa gratificazione economica, etc.”, dichiara Staiano. “Abbiamo però le risorse per ripartire: i nostri specializzandi. Dobbiamo dare atto agli ultimi governi di un aumento sempre maggiore delle borse di specializzazione. Negli ultimi 8 anni il numero è triplicato passando da 357 nel 2014 a ben 954 nel 2021. L’aumento degli specializzandi rappresenta una straordinaria possibilità per il mondo della pediatria del futuro, che ci pone davanti a responsabilità formative molto precise.”

“Occorre riconoscere le sub specialità pediatriche per gestire l’aumento delle patologie croniche”, si legge in una nota della Sip. “Le riforme delle scuole di specializzazione negli ultimi 5 anni hanno profondamente cambiato la formazione di base dei pediatri. Dal 2015 il quinquennio è stato modificato in un triennio di base, seguito da un biennio specialistico con 14 possibili sub specialità (neonatologia, allergologia, cardiologia, endocrinologia per fare alcuni esempi). La riforma è stata integrata dai ddl 2019-2020 che hanno introdotto la laurea abilitante, e la possibilità di completare il biennio in strutture ospedaliere, secondo il Decreto Calabria. In particolare, queste ultime 2 riforme puntano in maniera decisa ad un’immissione quanto più precoce nel mondo del lavoro, proprio per far fronte alle attuali carenze. Sarebbe importante – conclude la nota – riconoscere sul piano normativo il valore legale delle sub specialità pediatriche come già avviene in altri Paesi europei.”