
Dal 2018, un gruppo di ricerca de La Sapienza di Roma inseguiva la possibilità di individuare in maniera non invasiva un biomarcatore diagnostico precoce per la malattia di Parkinson che consentisse di identificare la proteina anomala alfa-sinucleina senza ricorrere a biopsia gastroenterica o della ghiandola salivare, in cui sembra concentrarsi prima di diffondersi al cervello. Recentemente, il team, coordinato dal prof. Alfredo Berardelli, presidente della Società Italiana di Neurologia, è riuscito a ottenere tramite un test salivare non soltanto una diagnosi precoce, ma addirittura un indice prognostico, ossia una previsione della progressione della malattia. I ricercatori hanno infatti scoperto che l’analisi di particolari componenti salivari e dei loro rapporti rispetto alla concentrazione di alfa-sinucleina consente una previsione altamente affidabile del decorso: “L’alfa-sinucleina oligomerica è il marker d’eccellenza che, con una sensibilità quasi del 100% e una specificità del 98,39%, può distinguere chi è in fase iniziale di malattia da chi non è affetto, con un’accuratezza diagnostica complessiva pari al 99%”, dichiara Berardelli. “È già iniziato uno studio a lungo termine per verificare quanto le nuove componenti rilevate nella saliva possano influenzare, singolarmente o in combinazione fra loro, l’alfa-sinucleina oligomerica che è l’attore principale della malattia, così da individuare le diverse traiettorie cliniche che caratterizzano la differente progressione patologica dei vari pazienti. Ciò conferirebbe ai marcatori salivari individuati anche un significato prognostico mai avuto prima.” Le novità sono state presentate in occasione del LII Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia SIN, recentemente svoltosi a Milano.