Parkinson in fase avanzata. Disponibile foslevodopa/foscarbidopa in infusione sottocutanea continua

Disponibile anche in Italia la combinazione foslevodopa/foscarbidopa per uso sottocutaneo nel trattamento dei pazienti affetti da Parkinson in fase avanzata rispondenti a levodopa, con gravi fluttuazioni motorie e ipercinesia o discinesia, nel caso in cui le combinazioni di medicinali disponibili non abbiano dato risultati soddisfacenti. Si tratta della prima e unica terapia a base di foslevodopa/foscarbidopa in infusione sottocutanea a somministrazione continua, 24 ore su 24, che può aiutare i pazienti a prolungare il periodo in cui i sintomi sono ben controllati, generalmente definito come stato di “On”. Il Parkinson è tra le malattie neurodegenerative più diffuse che colpisce circa 6,1milioni di persone nel mondo; in Italia si stimano oltre 300mila pazienti, che si prevede raddoppino entro il 2050. Si tratta di una patologia complessa, caratterizzata da tremore, rigidità muscolare, lentezza dei movimenti e difficoltà di equilibrio.

“Le persone che convivono con il Parkinson devono affrontare sfide quotidiane e incertezze, soprattutto quando la malattia progredisce e i sintomi non sono più adeguatamente controllati, nonostante l’ottimizzazione delle terapie”, dichiara Annalisa Iezzi, direttore medico di AbbVie. “In questa fase i pazienti tendono a sperimentare una maggiore disabilità e una ridotta capacità di svolgere le attività della vita quotidiana. Per questo, negli anni, la nostra ricerca e sviluppo si è indirizzata sempre più verso lo studio di soluzioni che permettano ai pazienti e alle loro famiglie una migliore gestione della patologia e della propria quotidianità, anche nelle ore più difficili, come quelle serali e notturne.”

Lo sviluppo della nuova combinazione è stato supportato da 2 studi di fase 3: uno studio della durata di 12 mesi (M15-741), che ha valutato sicurezza, tollerabilità e efficacia a lungo termine dell’infusione sottocutanea continua; 1 studio della durata di 12 settimane (M15-736), che ha invece confrontato efficacia e sicurezza della combinazione foslevodopa/foscarbidopa con la levodopa/carbidopa per via orale. “Questa approvazione rappresenta un progresso significativo per i pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, che storicamente hanno avuto opzioni di trattamento limitate per gli stadi avanzati”, afferma Angelo Antonini, MD, PhD, professore di Neurologia presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. “Quando il trattamento orale non è più sufficiente a migliorare le fluttuazioni motorie, i pazienti hanno bisogno di opzioni alternative. L’infusione 24 ore su 24 consente una somministrazione continua di levodopa, che è tuttora il gold standard della terapia.”

“Il Parkinson, nella sua progressione, può richiedere un notevole impegno fisico ed emotivo non solo per i pazienti ma anche per chi si ne prende cura e per le famiglie, che spesso svolgono un ruolo di supporto fondamentale nella loro vita quotidiana”, conclude il prof. Michele Tinazzi, ordinario di Neurologia presso il Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento dell’Università di Verona e Presidente della Società Parkinson e Disordini del Movimento. “La ricerca scientifica rende oggi disponibile una nuova strategia terapeutica che può migliorare la qualità di vita dei pazienti. È fondamentale adesso garantire a tutti un accesso omogeneo alla cura nelle diverse Regioni italiane e favorire una migliore gestione di questi pazienti anche nella fase avanzata di malattia.”