Genova Anno XIV - n. 62 - 21.07.2015
clicMedicina - redazione@clicmedicina.it
Una
nuova barriera della coppia moderna è l’ansia da prestazione sessuale femminile.
Se ne parla poco ma è un problema emergente che da tempo affligge la partner.
Gli andrologi dell’ASSAI stanno facendo il punto su questo delicato problema nel
corso del loro congresso, in svolgimento in questi giorni a Gallipoli. Il
fenomeno in questione comporta disagi individuali femminili con coinvolgimento a
livello psicofisico e con il susseguirsi di pensieri e comportamenti nemici di
una sana e serena sessualità, tali da interferire con l’equilibrio di coppia.
“Considerato l’aumento del fenomeno, dice il prof. Aldo Franco De Rose,
Presidente dell’Associazione Andrologi Italiani, si profila importante un
approfondimento circa la manifestazione del disagio e le cause e le conseguenze
dell’ansia da prestazione femminile, al fine di individuare soluzioni e rimedi
efficaci per riscoprire una sessualità soddisfacente e un miglior equilibrio
personale”. La sintomatologia fisica di questa forma di disturbo ansioso
consiste in mancata lubrificazione, irrigidimento dei muscoli vaginali, calo del
desiderio e dell’eccitazione, fino a dispareunia e anorgasmia.
“Un’attenzione particolare, precisa la dott.ssa Raffaella Longo, Tecnico di
Riabilitazione Psichiatrica e Analista del comportamento ASL RM/A, va posta
inoltre alle condizioni psicologiche che sembrano accompagnare questo disagio
tra cui, bassa autostima, senso di inadeguatezza, mancata accettazione della
propria fisicità che subisce variazioni nel corso del tempo, scarsa fiducia
nelle proprie capacità, paura di fallire, incapacità di accettare e superare
un’eventuale frustrazione legata ad una scarsa performance sessuale, paura di
non essere all’altezza della situazione e di non soddisfare il partner e
incapacità a lasciarsi andare poiché il rapporto sessuale diviene
un’esibizione”. Un altro aspetto di questo disturbo include un fenomeno
importante su cui riflettere, lo “spectatoring” (porsi al di fuori di sé) che
implica comportamenti di autosservazione e pensieri critici ossessivi, messi in
atto con il tentativo di controllare lo stimolo ansioso con un atteggiamento
ipercontrollante e ipervigile rispetto alla “tecnica”, tralasciando l’aspetto
fondante della sessualità che è invece quello basato sulle sensazioni ed
emozioni. “All’origine di questo tipo di pensieri, dice la dott.ssa Raffaella
Longo, sembrano porsi varie questioni, tra cui il condizionamento culturale di
una società che cambia, una sempre maggior somiglianza allo stereotipo di
mentalità maschile rispetto al rapporto sessuale che prevede l’erogazione di una
prestazione da valutare, proponimento di immagini mediatiche “perfette” dal
punto di vista fisico e di competenze personali con cui è difficile reggere un
confronto ed inoltre, sembra concorrere anche una crescente paura di rimanere
incinta”. L’ansia crescente che precede e accompagna il rapporto sessuale si
autoalimenta, fungendo da profezia autoavverante e quindi divenendo responsabile
dell’accadimento di quanto temuto. “Questo disagio è solo in apparenza
esclusivamente della donna poiché in realtà finisce per coinvolgere la coppia
nel suo insieme, conclude il prof. Aldo Franco De Rose, innescando un circolo
vizioso di problemi sessuali e non solo, che vengono spostati tra gli attori
della coppia”.
Sembra quindi necessario, per la donna che è colpita da questo disagio,
affrontare un percorso personale psicoterapeutico finalizzato alla gestione dei
sintomi ansiosi e alla ricerca delle cause profonde responsabili di tale disagio
con annesso un lavoro di accettazione della propria fisicità. Per abbattere
inoltre la barriera all’interno della coppia è importante ritrovare il dialogo e
la condivisione delle difficoltà personali e sessuali per riscoprire un
equilibrio personale dei singoli individui e della coppia nel suo insieme.