Morte cerebrale ed espianto. Un problema dibattuto al Convegno
Nazionale dell'OCST (Organizzazione Centro Sud Trapianti) nel Centro
Congressi dell'Hotel Giò di Perugia.
Ad aprire la sessione dei medici, Paolo Pettinao che ha
introdotto il relatore Aldo Pagni sul delicato tema della
"Morte encefalica". "La morte celebrale - spiega Pagni - è
un argomento difficile da trattare. Le famiglie che si trovano a dover
accettare lo stato vegetativo di un proprio caro vanno incontro a molte
sofferenze. Lo stato comatoso vegetativo, tra l'altro, è solitamente
seguito da numerose piaghe da decubito".
"Nel caso dei giovani, per i genitori -continua il relatore -
diventa difficile accettare la morte celebrale del proprio congiunto e
sono proprio loro che dovranno compiere l'ultima scelta sulla vita del
loro caro, cioè la donazione degli organi. Esistono molti casi in cui i
parenti non riescono a accettare che la persona amata muoia e piuttosto
intraprendono il difficile percorso dell'accanimento terapeutico, che
non manca di riservare dolore e stress prolungati. E' un diritto del
paziente, invece, poter concludere la propria esistenza in maniera
dignitosa."
La seconda parte della giornata di convegno è stata dedicata al
confronto, moderato da Renzo Pretagostini, tra le realtà
regionali dei centri che si riferiscono all'Organizzazione Centro Sud
Trapianti: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Sardegna, Sicilia e
Umbria.
In apertura Antonio Famulari, rappresentante del centro trapianti
regionale abruzzese, ha esposto le strategie operative di organizzazione
e ottimizzazione applicate dal centro. "Sono diverse" - ha
commentato Famulari- "le iniziative in atto per potenziare la nostra
struttura. Dai dati raccolti, tuttavia, non è ancora pienamente
soddisfacente la percentuale dei casi in cui l'espianto dell'organo dal
donatore è compatibile con il ricevente. Questa situazione è data dai
nostri tentativi di analizzare anche i casi in cui non c'è un'idoneità
clinica per cercare di recuperare più donatori possibili. Un grande
rilievo ha inoltre l'opposizione nella donazione di organi, ancora
troppo alta, che riguarda soprattutto le persone anziane".
La seconda relazione è stata esposta da Angelo Saracino, che
lavora nel centro CRT di Basilicata. Egli ha sottolineato "L'unica
sede di neurochirurgia della regione lucana è ubicata a Potenza, i posti
letto disponibili giungono rapidamente a saturazione. A causa di questa
difficoltà i pazienti sono trasferiti in ospedali delle zone
circostanti, creando così disagi anche ai parenti. Il dato positivo
degli ultimi anni è l'aumento delle donazioni. Una nuova iniziativa, per
garantire un ambiente protetto alle famiglie di possibili donatori, è
stata quella di creare dei luoghi specifici dove poter parlare con loro
nel modo più riservato possibile".
"In Calabria nel 2008" - afferma Pellegrino Mancini -
"è fortunatamente diminuita l'opposizione alla donazione. Sono tante le
difficoltà che il nostro sistema ospedaliero regionale deve affrontare e
stiamo esperendo ogni tentativo per migliorare le nostre possibilità nel
campo dei trapianti". Anche Paolo Giannattasio,
rappresentante del centro trapianti della Campania, ha sottolineato il
significativo incremento della donazione dei tessuti nell'ultimo
triennio.
"Invece nel Lazio" - spiega Domenico Adorno- "negli
ultimi anni c'è stata una stasi delle donazioni, non tanto per
opposizione quanto per mancanza d'idoneità clinica. Il nostro obiettivo
è teso a migliorare le attività di prelievo degli organi e di aiutare
anche attraverso sostegno psicologico alle famiglie dei donatori".
Paolo Pettinao, che rappresenta la regione Sardegna, ha posto
l'accento sulle difficoltà che questa regione deve affrontare, prima di
tutto il calo delle donazioni dovuto all'aumento delle opposizioni.
"Una nota positiva "- precisa Pettinao- "è rappresentata
dall'avvio, negli scorsi mesi, degli interventi di trapianto di cornee:
non già un traguardo, ma piuttosto un punto d'inizio per ulteriori
miglioramenti".
"In Sicilia" - illustra Vito Sparacino - "c'è stato un
sensibile aumento delle donazioni e una diminuzione delle opposizioni.
Abbiamo realizzato nuove strutture e migliorato l'organizzazione interna
degli ospedali grazie all'autonomia finanziaria."
Cesare Gambelunghe, ospite del convegno e referente per la
regione Umbria, ha parlato del Polo Unico Santa Maria della
Misericordia. "L'ospedale" - commenta Gambelunghe - "ospiterà
una nuova struttura per i trapianti ed aumenteranno i posti letto
disponibili per il reparto di rianimazione. Un'altra novità è l'equipe
mobile per i trapianti finanziata dall'azienda con i fondi del Centro
regionale trapianti".
Al termine delle relazioni regionali si è tenuta la tavola rotonda dei
partecipanti, moderata da Renzo Pretagonisti e Tiziana
Garzilli.
Contestualmente al convegno medico, ha avuto luogo la sessione
infermieristica.
Nunzia Bongermino ha introdotto i lavori con un resoconto delle
principali attività realizzate dall'OCST a livello infermieristico.
Anche le riunioni del comparto sono giunte alla loro decima edizione,
così come in ambito medico. Le finalità della sessione infermieristica
permettono di dare visibilità al lavoro del gruppo, cogliere l'occasione
per rispondere al bisogno formativo, e trattare il tema trapianto per
motivare il personale dedicato alla donazione e riconoscere il ruolo del
coordinatore clinico di trapianto.
Marinella Fichera ha formulato un'analisi dei bisogni formativi
degli infermieri di terapia intensiva in area OCST. L'infermiere è in
coinvolto in tutte le fasi del processo del trapianto, quelli clinici,
assistenziali, procedurali connessi al delicato argomento. In
considerazione della centralità del ruolo dell'infermiere nel processo
di donazione il gruppo di lavoro ha cercato di monitorare il bisogno
formativo di tale figura professionale. Le terapie coinvolte sono state
65.
Rosalba Setticasi si occupa di prelievo multi organo e propone un
progetto formativo del Gruppo di Studio infermieristico
dell'organizzazione. La metodologia scelta è quella dell'"Action
learning" un percorso formativo "on the job", inventata dal Prof. Reg
Revans, fisico di Cambridge. Il progetto elaborato in seno all'OCST
intende analizzare tutti gli step dall'individuazione del neuroleso al
prelievo dell'organo da trapiantare. Tutti i partecipanti, alla fine del
corso, avranno quelle conoscenze che servono per occuparsi a tutte le
fasi predette. Il corso di formazione potrebbe essere itinerante, con
una metà dei docenti facenti parte di un pool specifico, ed il resto
proveniente dalle sedi locali ove accadono gli eventi formativi.
Tomasina Angiolas, infermiera di Cagliari, ha introdotto
l'argomento dell'individuazione del potenziale donatore, con la diagnosi
di morte. La procedura nasce da una stretta collaborazione tra il medico
e l'infermiere. La fase di reperimento deve poter contare su processi
attivi 24 ore su 24 e su procedure condivise ed acquisite da tutti i
soggetti che partecipano alla complessa attività. La donazione, com'è
noto, può avvenire da donatore vivente o da cadavere. L'introduzione di
nuove regole nel codice della strada (ad esempio quelle legate all'uso
del casco da parte dei motociclisti), ha generato una evoluzione nel
campo delle donazioni, e quindi - ad esempio - i casi di donatori da
trauma cranico si sono sensibilmente ridotti.
Melissa Centi ha parlato del prelievo di organi da trapiantare;
soltanto nel 1993 è stato promulgato un dispositivo normativo che
stabilisce la definizione di morte per cessazione di tutte le funzioni
dell'encefalo. La durata di osservazione ai fini dell'accertamento della
morte dipende in funzione dell'età della persone deceduta. Una serie di
segni premonitori consente di annunciare l'imminenza del decesso, e di
fornire il tempo utile per il trattamento delle procedure atte alla
preparazione di un eventuale trapianto. Per la diagnosi di morte devono
essere presenti criteri clinici; ad esempio, l'esame clinico neurologico
realizzerà una serie di prove di riflesso sul soggetto potenzialmente
donatore. Altre articolate procedure di analisi aiuteranno il medico e
l'infermiere ad assumere la decisione di attivare la segnalazione verso
il sistema dei trapianti. Solo la certezza della morte encefalica
permette di accertare la presenza di un individuo potenzialmente
donatore.
Il nursing nel mantenimento del potenziale donatore è stata la tematica
trattata da Antonio Curcuruto. L'infermiere rappresenta un punto
di osservazione di fondamentale importanza per il mondo del trapianto,
affiancando il medico nella fase di valutazione della compatibilità tra
il potenziale donatore e la successiva fase del trapianto. La parte
immunologica e microbiologica costituisce uno dei momenti di accurato
approfondimento dell'affinità tra l'organo individuato ed il soggetto
ricevente.
Loredana Ferri ha introdotto l'argomento del il follow-up post
trapianto: funzioni e competenze del coordinatore clinico
infermieristico, con particolare riferimento alle procedure da eseguire
in caso di trapianto cardiaco. Gli esami specifici e gli screening
extracardiaci sono numerosi e complessi, ma favoriscono la riduzione di
una serie di complicanze che potrebbero inficiare il beneficio del
trapianto dell'organo individuato nel potenziale donatore. Il
coordinatore clinico ricopre un ruolo importante sia nella fase
pre-trapianto, sia nel post-trapianto, fornendo supporto psicologico al
paziente candidato al trapianto, ed esperendo le tecniche di
preparazione all'intervento.
Il follow-up post trapianto: Diana Malagoli, che opera a Modena,
ha raccontato le differenti problematiche rivolte all'assistenza del
paziente trapiantato ed alla verifica della funzionalità dell'organo
trapiantato. All'infermiere sono richieste - tra le altre - capacità
tecniche, relazionali e di comunicazione empatica. Non è una semplice
attività ambulatoriale ma un complesso articolato di funzioni
fondamentali per la riuscita del trapianto.
La persona trapiantata di rene, ha un vissuto di dipendenza da una
macchina, un rapporto di amore o conflitto con la macchina dialitica ed
una limitazione alimentare e idrica. Nunzia Bongermino ha
intrattenuto i convenuti sulle azioni di follow-up dei trapiantati di
rene. Ad una ritrovata libertà conseguente alle nuove funzionalità
dell'organo trapiantato, si contrappone tuttavia l'assunzione di una
serie di accorgimenti che il paziente trapiantato deve imparare ad
affrontare come un vero e proprio nuovo stile di vita. L'infermiere è in
grado di rispondere alle principali preoccupazioni del paziente e di
motivarlo adeguatamente affinché possa affrontare serenamente i problemi
post-trapianto.
Imma Di Noia, del Centro CRT di Basilicata, ha fornito la
personale esperienza nel mondo dei trapianti, proponendo una case
history dell'attività svolta dal centro negli ultimi anni, dal 2006 al
2008. La qualità della vita dei pazienti trapiantati ha dimostrato un
significativo miglioramento della tendenza.
Infine, la commossa testimonianza di un paziente trapiantato ha
segnalato la necessità di riflettere sulle cure e, ancora di più, sulle
attenzioni che tutti i professionisti del settore medico devono
riservare alle persone che confidano nel trapianto per migliorare la
propria esistenza, e con essa una concreta e dignitosa aspettativa di
vita.