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Anno I - n°5 - 26.03.2003 Pagine Nazionali

Lapsus e dimenticanze: quei piccoli scherzi della memoria che creano enormi imbarazzi

Silvia Robiglio - silviarobiglio@clicmedicina.it 

Lapsus linguæ, dimenticanze, piccole sbadataggini che ci fanno cadere in enormi gaffe…spesso le si motiva con la frenesia della vita moderna, lo stress e le troppe cose da fare e da pensare, ma, fate attenzione: potrebbero essere dei segnali da parte del vostro inconscio. Impariamo ad “ascoltarli” e potremo accorgerci che dietro apparenti coincidenze si nascondono pensieri repressi, antipatie che non abbiamo svelato neanche a noi stessi o, semplicemente, voglia di evadere dalla solita routine. La letteratura in merito è abbastanza vaga e poco “specialistica”, abbiamo allora ripreso tra le mani “Psicopatologia della vita quotidiana”, il testo di Sigmund Freud pubblicato nel 1904 e giunto, nel 1924, alla sua decima edizione. Date lontane nel tempo ma, se analizzato con attenzione, il testo non ci sembrerà poi tanto distante dalla nostra “vita quotidiana”, da quella che definiamo “attualità”. Esaminiamo, seguendo la divisione dei capitoli del libro originale, diversi “errori della memoria”: pensiamo ad esempio a tutte quelle volte in cui non riusciamo a ricordare un nome proprio, oppure alle volte in cui diciamo un nome per un altro. Secondo Freud questo scherzo della memoria è dovuto ad un “falso ricordo” che ci porta ad una dimenticanza che si compensa utilizzando “nomi sostitutivi”, paradossalmente sempre i meno attinenti alla situazione. Per Freud, però ci deve essere un motivo preciso che ha portato questa sostituzione: la dimenticanza deriva da una rimozione che si potrà spiegare indagando le cause dell’evento, anche più lontane. 

 

Dimenticare nomi propri 

Vediamo un esempio dello stesso Freud: «Il nome che io mi sforzavo di ricordare era quello dell'artista cui si devono i magnifici affreschi rappresentanti il "Giudizio Universale" che si trovano nel Duomo di Orvieto. Invece del nome esatto, Signorelli, mi erano venuti in mente i nomi di altri due pittori, Botticelli e Boltraffio, rendendomi immediatamente conto, con assoluta certezza, che non erano quelli esatti. Ma non appena il nome corretto mi fu comunicato da un'altra persona, lo riconobbi senza un attimo di esitazione». 

Freud analizza allora la situazione, cercando ciò che lo aveva portato a sostituire il nome del pittore Signorelli, da lui conosciuto, con altri due per niente attinenti al contesto. Si crea così il seguente schema, che mostra quali siano stati i processi in atto le cui azioni hanno portato, alla fine, alla dimenticanza: 

 

 

Signorelli era il nome dimenticato. Freud si rende conto che sia il contesto della dimenticanza - un viaggio in Herzegovina in compagnia di un estraneo, con cui chiacchierò - sia le reazioni psicologiche suscitate in lui dagli affreschi sono apparentemente irrilevanti. Tuttavia ricorda che la conversazione precedente a quella degli affreschi riguardava gli usi e i costumi dei Turchi abitanti in Bosnia e in Herzegovina. Parlando con quell'estraneo, gli aveva detto che quella gente era molto fiduciosa nei confronti dei medici, anche se questi annunciavano una malattia grave, tanto che la risposta a tale annuncio era spesso "Herr [Signore], non ne parliamo. Io sono certo che, se sarà possibile salvare il malato, tu lo salverai". 

Parlando dei Turchi era tornato, nella mente di Freud, un altro aneddoto, che egli aveva considerato troppo scandaloso per essere raccontato ad un estraneo: quella popolazione attribuiva ai piaceri sessuali un'importanza tale che, in presenza di disturbi della funzione sessuale, la vita per loro 'non aveva più valore'. Un paziente di Freud, nella città di Trafoi, si era suicidato perché soffriva di un incurabile disturbo sessuale. Freud, quindi, ha capito che la dimenticanza del nome Signorelli è dovuta alla volontà di dimenticare il fatto increscioso che riguardava il suo paziente a Trafoi. Il legame tra questi due elementi non è così immediato ma Freud riesce a spiegarlo secondo questo ragionamento: «Il nome Signorelli è stato scomposto in due parti [Signor-elli]; le due ultime sillabe [elli] si ritrovano tali e quali in uno dei due nomi sostitutivi [Bottic-elli], le prime due hanno contratto, mediante la traduzione di Signor in Herr, numerosi e svariati rapporti con i nomi contenuti nell'argomento rimosso, il che ha reso impossibile riprodurli». Inoltre, le ultime due sillabe della parola 'Boltraffio' sono simili, per assonanza, al nome della città Trafoi, nella quale avvenne il fatto rimosso. 

Sicuramente quella che abbiamo compiuto è stata un’analisi molto complessa ed elaborata, ma secondo Freud questi meccanismi avvengono quotidianamente, nella nostra psiche: la rimozione è quasi sempre un meccanismo di difesa. Altre volte può accadere di dimenticare un nome relativo proprio al nostre settore lavorativo, o di studio: in questo caso entra in gioco il nostro "complesso personale", ciò che ci riguarda da vicino e ciò che maggiormente ci emoziona. 

Ecco allora un altro esempio che molto chiaramente illustra cosa intende Freud per complesso: «Un paziente mi prega d'indicargli una stazione termale sulla Riviera Ligure. Io conosco una località di questo tipo, situata nei pressi di Genova, e ricordo anche il nome del collega tedesco che vi esercita, ma non riesco a ricordare il nome di questo luogo, anche se mi sembra di conoscerlo bene. Non mi resta che pregare il paziente di aspettare un momento, e vado ad informarmi dalle donne di casa: "Come si chiama quella località nei pressi di Genova dove il dottor N. ha una piccola clinica e dove è stata curata la signora tal dei tali?". "Proprio tu dimentichi questo nome? É Nervi". Il fatto è che Nervi si pronuncia quasi come Nerven [nervi], e questi sono costante oggetto delle mie preoccupazioni». Il dottor Freud aveva dimenticato il nome della località, che pure conosceva benissimo, a causa del suo 'complesso professionale'. 

 

Lapsus linguae, di lettura e di scrittura

Occorre innanzi tutto distinguere due tipi di lapsus: quelli provocati da un’altra parte del discorso che, per assonanza o per un’altra idea contenuta nella frase, generano scambi di parole; e quelli dovuti a influenze esterne dalle singole parole o frasi, in questo caso si tratta di veri e propri disturbi della parola a seguito di influssi psichici complessi dopo una rimozione che l’individuo cerca di far affiorare alla mente dal suo inconscio. Vediamo allora qualche lapsus riportato da pazienti e colleghi di Freud, fate ben attenzione perché vi renderete conto di quanto siano frequenti nella nostra quotidianità simili “strafalcioni”: «Si ricorderà del modo in cui il presidente della Camera dei Deputati austriaco ha aperto una volta una seduta: "Signori, disse, constato la presenza di tanti deputati e perciò dichiaro la seduta chiusa”. Il caso può essere spiegato plausibilmente in questo modo: dentro di sé, il presidente si augurava di arrivare presto a chiudere questa seduta, dalla quale non si aspettava niente di buono; e questo desiderio, come spesso succede, riuscì parzialmente ad esprimersi.» «Talvolta il lapsus sostituisce una lunga descrizione di un carattere. Una giovane donna, molto energica ed autoritaria, mi dice che suo marito è malato e che è andato a consultare un medico sul regime da seguire. Ed aggiunge: "Il medico gli ha detto che non deve seguire nessun regime particolare, che può mangiare e bere ciò che voglio" (anziché 'ciò che vuole'!)» Una breve frase, con un clamoroso errore, ha reso evidente, meglio di un lungo discorso, il rapporto tra la moglie ed il marito…Analoghi ai lapsus linguae sono i lapsus di lettura e scrittura, che possiamo spiegare come i precedenti. Vediamo un esempio: «Dopo aver visitato un bambino, il medico scrive sulla ricetta il nome di un farmaco che, tra l'altro, contiene dell'alcool; intanto la madre del bambino lo tartassa con domande sciocche e superflue. Egli si sforza di dissimulare il proprio malumore, ma scrivendo commette un lapsus: sulla ricetta scrive achol (che in greco vuol dire pressappoco 'senza bile') anziché 'alcool'. » 

 

Dimenticare impressioni e propositi

La dimenticanza, per Freud, è dovuta ad una selezione tra diverse esperienze o eventi particolari che si manifestano nella nostra mente nascondendone altri. Si pensi alla sola parola greca aletheia, verità, che letteralmente vuol dire “non nascosto”, l’affiorare di una “verità” comporterebbe di conseguenza il “nascondimento” di un’altra. Sicuramente quello della dimenticanza è un concetto molto ampio e complesso, che non possiamo trattare in poche righe e che vede ancora oggi diversi settori d’indagine, ci limiteremo perciò a seguire quelle che Freud ha riportato su se stesso e i suoi pazienti, seguendo il metodo precedente. Freud dice di aver sperimentato su se stesso quanto siano frequenti le dimenticanze di impressioni (cose che uno sa o sapeva) e di propositi ( cose che uno doveva fare ma ha dimenticato di fare), e si autoanalizza ogni volta in cui si rende conto che il fatto dimenticato non poteva esserlo per la sua importanza. Giunse alla conclusione che le dimenticanze di questo tipo sono quasi sempre dovute a sensazioni spiacevoli legate, direttamente o indirettamente, all'impressione o al proposito dimenticato. Secondo questa ottica, quindi, la nostra memoria selezionerebbe gli elementi da ricordare e da dimenticare secondo la sensazione, piacevole o meno, legata a tali elementi, possiamo perciò intuire che dimentichiamo più facilmente qualcosa quando questo ha provocato in noi sensazioni negative. Ecco un esempio di dimenticanza di impressioni, raccontato da una signora austriaca a Freud: «Ieri sera ho aperto un pacchetto di panforte; mentre ne mangiavo un po' mi sono ricordata che sarebbe venuta da me la signorina F. [...] e che quindi avrei dovuto offrirgliene un pezzo; ciò non mi andava affatto, ma mi decisi a farlo ugualmente. Quando la signorina entrò, allungai un braccio per prendere il pacchetto sul tavolo ove credevo di averlo poggiato, ma mi accorsi che non c'era. Lo cercai e finii col trovarlo nel mio armadio, dove lo avevo riposto senza rendermene conto». É evidente che la signora era troppo 'gelosa' del dolce che voleva mangiare e tenere tutto per sé, e questo desiderio, neanche troppo inconscio, ha fatto sì che riponesse il pacchetto in un luogo per lei sicuro, fuori dalla portata di qualsiasi ospite. La signora ha poi rimosso il ricordo del luogo in cui aveva riposto il pacchetto, perché il desiderio di mangiare il dolce intero era stato più forte della consapevolezza dei doveri dell'ospitalità. Ecco invece un curioso esempio di dimenticanza di proposito, alla quale spesso si sostituiscono falsi propositi dovuti ad una contro-volontà che cancella quella più razionale: «Una signora mi ha raccontato recentemente di aver dimenticato di provare il suo abito da sposa, ricordandosene solo alle otto della sera prima del matrimonio [...]. Questo particolare basta a dimostrare che la fidanzata non era eccessivamente felice di indossare un abito da sposa e che cercava di dimenticare questa spiacevole idea. Attualmente è... divorziata». Vi è mai capitato invece, di dimenticare un oggetto in un luogo e dover tornare a riprenderlo, magari dovendo ripercorrere molta strada? Sicuramente sì, ebbene, per Freud questo nasconde il desiderio inconscio di non allontanarsi da quel luogo e ritornarvi al più presto.






Bibliografia:
  • N. Abbagnano, G. Fornero, "La rivoluzione psicanalitica", in Protagonisti e testi della filosofia, vol. III, Milano, Paravia 
  • S. Freud, “Psicopatologia della vita quotidiana”, a cura di C. Modigliani e F. Manieri, Roma, Grandi Tascabili Economici Newton