Ospedale di Vicenza: “100 pazienti trasfusi con il metodo CAR-T per curare leucemie e linfomi

100 pazienti malati di alcune gravi forme di leucemia e linfoma sono stati trattati con il metodo CAR-T, infusione cellulare ottenuta da globuli bianchi prelevati dal paziente, inviati in laboratori specializzati negli Usa o Germania, dove vengono resi iperattivi verso determinate cellule malate per essere quindi reinfusi nel malato. Si tratta di una terapia avanzata che richiede preparazione clinica, conoscenze specifiche e un lavoro multidisciplinare che coinvolge l’Ematologia, la Medicina Trasfusionale, la Terapia Intensiva, la Neurologia e la Farmacia Ospedaliera. “Quando al San Bortolo sono partiti con questa straordinaria esperienza, ben 5 anni fa tra mille difficoltà autorizzative e organizzative, la Regione ci ha visto lungo e ha subito appoggiato e finanziato questa impresa di Medicina di frontiera”, dichiara Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità. “I risultati sono sotto gli occhi di tutti e rendono orgoglioso tutto il Sistema Sanitario Veneto. È una cura cucita al millimetro sulle caratteristiche e le condizioni di salute della persona malata, nella cui definizione nulla viene lasciato al caso, tanto che per raggiungere quota cento i sanitari hanno dovuto valutare approfonditamente trecento candidati.”

Il metodo CAR-T è una terapia salvavita, perché interviene su persone dalla diagnosi spesso infausta e dona loro miglior qualità di vita e in molti casi, la guarigione. “Dopo la mossa pionieristica fatta da Vicenza nel 2020, oggi della questione si discute ampiamente anche a livello nazionale sulla prospettiva di ampliare la rete specifica e di istituire nuovi Centri di riferimento, anche interregionali”, prosegue Lanzarin. “Dobbiamo essere pronti per questa nuova sfida perché il Veneto, dopo aver aperto la strada, vuole essere protagonista anche nel tracciare quella futura.”

All’interno del percorso di CAR-T, frutto del lavoro integrato di più professionalità, la Medicina Trasfusionale svolge una parte cruciale attraverso il coinvolgimento di 3 settori: aferesi terapeutica; Laboratorio di manipolazione cellulare; laboratorio di validazione biologica degli emocomponenti. L’attività dell’aferesi terapeutica rappresenta la prima tappa fondamentale del processo CAR-T, con la raccolta aferetica dei linfociti del paziente, che avviene in una sala terapia dedicata mediante la tecnica della linfocitoaferesi realizzata con separatori cellulari che consentono di isolare in modo selettivo e sicuro i linfociti dal sangue periferico del paziente.