
Obiettivo dell’intervento è limitare la progressione dell’artrosi al ginocchio e di rimandare di diversi anni interventi più invasivi, come l’impianto di protesi. Nei giorni scorsi, l’équipe del dott. Raymond Klumpp, responsabile della Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Treviglio-Caravaggio, ha eseguito su un paziente di 39 anni il primo intervento di osteotomia bilaterale di ginocchio. L’eccezionalità dell’operazione per il nosocomio dell’ASST Bergamo Ovest è rappresentata dal fatto sia stato eseguito contemporaneamente su entrambe le ginocchia, ripristinando il carico corretto sugli arti: in precedenza, si interveniva separatamente, prima su una tibia e in seguito sull’altra, sottoponendo i pazienti a 2 procedure chirurgiche, oltre che a 2 anestesie e 2 riabilitazioni. Grazie a nuovi dispositivi di fissazione (placche), più resistenti e compatibili con l’osso – spiegano i chirurghi – è stato possibile sperimentare l’intervento contemporaneo. Il decorso post-chirurgico è stato più che soddisfacente, con il paziente che ha potuto iniziare in tempi brevi l’iter riabilitativo in carico completo.
L’osteotomia valgizzante della tibia è il tipo d’intervento chirurgico classico per il trattamento dell’artrosi mediale del ginocchio, che permette la correzione delle deviazioni dell’asse. Nel gergo popolare, la condizione viene spesso identificata come “gambe storte” o “ginocchia del calciatore” o ancora “ginocchia a O”, poiché le ginocchia puntano l’una in direzione opposta all’altra. Attraverso questa procedura è possibile, grazie soprattutto a un’accurata pianificazione pre-operatoria, riallineare il ginocchio raddrizzandolo in modo che il compartimento artrosico venga scaricato dalle forze responsabili della formazione stessa dell’artrosi e deviarle in una parte del ginocchio ancora sana, senza compromettere quest’ultimo in modo significativo e diminuendo il rischio di danneggiare la cartilagine sul lato del ginocchio interessata dalla convergenza.
La tecnica è particolarmente indicata in pazienti giovani e attivi, nei quali un intervento di protesi sarebbe prematuro. È stato infatti dimostrato come un’osteotomia correttiva di ginocchio in pazienti giovani e attivi riesca a rallentare il processo degenerativo artrosico del ginocchio anche per più di 10 anni, allontanando la data per l’intervento con protesi, che potrà così essere eseguito molti anni dopo, senza incorrere in problematiche maggiori.
In precedenza, il principale problema per chi si sottoponeva a osteotomia di ginocchio era rappresentato dalla necessità di rimanere in scarico con l’arto operato per molti mesi, per ottenere la guarigione dell’osteotomia stessa. Negli ultimi anni, grazie all’introduzione di innovativi mezzi di sintesi dell’osteotomia, costituite da placche in leghe di titanio o di polimero termoplastico (PEEK) rinforzato di carbonio, è possibile supportare fin da subito il carico completo dell’arto operato, con una significativa riduzione dei tempi di convalescenza.
“L’introduzione di nuovi materiali di osteosintesi ha aperto alla possibilità di poter trattare dei pazienti accuratamente selezionati e affetti da gonartrosi mediale in entrambe le ginocchia in un solo tempo chirurgico, cosa sicuramente vantaggiosa per quanto riguarda le tempistiche di recupero complessivo dall’intervento, senza comprometterne il risultato finale”, dichiara spiega Klumpp. “L’idea di operare 2 articolazioni maggiori contemporaneamente non è nuova, in quanto essa viene già comunemente applicata nella protesica d’anca o di ginocchio producendo risultati favorevoli. Nel paziente in questione, l’intervento di osteotomia bilaterale di ginocchio si è svolto regolarmente. Il paziente è stato messo in piedi nei giorni seguenti l’intervento ed è potuto tornare a casa camminando sulle proprie gambe.”