Oncologia personalizzata e genetica nella cura del cancro

La cura dei tumori si avvale dell’oncogenetica per lo studio delle componenti ereditarie attraverso test di diagnosi molecolare: è possibile avviare indagini preliminari all’interno dei nuclei familiari per conoscere il rischio di sviluppo di patologie tumorali imputabili a una predisposizione ereditaria? È pensabile ridurre il rischio di tumore, pur avendo ereditato un’alterazione genetica? La risposta affermativa arriva dagli ultimi studi messi a punto dal Laboratorio di diagnostica molecolare e farmacogenetica dell’Istituto tumori di Bari.

“Parlare di ‘medicina di precisione’ e di ‘terapie personalizzate’ significa sapere se c’è una specifica alterazione genetica (es. BRAF nel melanoma o EGFR nel carcinoma polmonare) o un profilo genetico che possa permettere all’oncologo di impostare terapie a bersaglio molecolare – spiega la dott.ssa Stefania Tommasi, dirigente medico presso il Laboratorio di Diagnostica Molecolare e Farmacogenetica del Giovanni Paolo II. “L’approccio molecolare permette anche di monitorare la risposta alla terapia utilizzando la ‘biopsia liquida’, un prelievo di sangue in cui è possibile, con opportuni accorgimenti, analizzare alterazioni molecolari utili per un eventuale cambio di terapia”. Lo sviluppo di questo progetto si inserisce nel quadro delle sfide verso cui è proiettato l’Oncologico barese: “Questo – dichiara il direttore scientifico Nicola Silvestris – è proprio alla base di una nuova impostazione per i trials clinici in cui è possibile costruire un percorso personalizzato capace di interpretare la dinamicità della storia naturale della malattia oncologica”.