Olio di palma pericoloso? Per gli esperti non ci sono evidenze

L’olio di palma, demonizzato in questi ultimi mesi dai mezzi di comunicazione oggi viene assolto dalla scienza. E un chiarimento in un senso o nell’altra era d’obbligo in quanto questo prodotto è molto utilizzato nelle preparazioni anche alimentari proprio per la sua resistenza all’ossidazione. In questi ultimi tempi però il suo utilizzo è stato di molto ridimensionato, guardato con sospetto, in alcuni casi considerato quasi come il male assoluto, creando anche notevoli danni economici in quanto la maggior parte dei prodotti alimentari con questo olio sono rimasti invenduti negli scaffali dei supermercati e non solo. Ma alcuni scienziati la pensano diversamente. “Infatti – dice Elena Fattore, ricercatrice del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano intervenendo al convegno organizzato dal gruppo Ferrero sull’utilizzo dell’olio di palma – non è stata confermata l’associazione, e quindi neanche una correlazione, tra l’assunzione di acidi grassi saturi e un maggior rischio di malattie cardiovascolari”.
“La relazione tra il consumo di acidi grassi saturi e rischio di malattie cardiovascolari è stata messa in discussione. In nessuno degli studi recenti, infatti, è stata confermata relazione causale”, aggiunge Fattore. “La campagna denigratoria sull’olio di palma, basata sul fatto che quest’olio contiene una percentuale maggiore di acidi grassi saturi rispetto ad altri oli vegetali, non ha alcun riscontro nell’evidenza scientifica”. La vicenda dell’olio di palma, il cui utilizzo nell’industria alimentare ha scatenato polemiche e dibattiti, “mostra un quadro desolante”, ha aggiunto Giovanni Fattore, direttore del Dipartimento di Analisi Politiche e Management Pubblico dell’Università Bocconi di Milano. “Insufficiente produzione di evidenze scientifiche, disseminazione delle conoscenze distorta e asservita agli interessi industriali, inconsapevolezza della sistematicità del rapporto tra salute, ambiente ed economia nonché, per quanto riguarda l’Italia, diffuso utilizzo di pratiche commerciali socialmente irresponsabili.”