Nella sclerosi multipla, come altre malattie a base autoimmunitaria, il sistema immunitario “scambia” per estraneo e dannoso qualcosa che in realtà non lo è, attaccando organi e tessuti del proprio corpo. Perché questo accada non è del tutto chiaro, ma si ipotizza che anche sovrappeso e l’obesità possano essere coinvolti. L’associazione tra malattie autoimmunitarie e obesità è infatti ben dimostrata a livello epidemiologico: un eccesso di peso corporeo aumenta il rischio di malattie autoimmunitarie, spiega in un articolo pubblicato su Science Giuseppe Matarese, ordinario di Immunologia e Patologia Generale presso l’Università Federico II di Napoli, presidente del Comitato Scientifico FISM. Le ricerche condotte negli ultimi 20 anni hanno aiutato a chiarire i meccanismi attraverso i quali l’obesità contribuisce a stravolgere il funzionamento del sistema immunitario. Comprendere come questo accada permetterebbe anche di capire come intervenire. È questo infatti il principale scopo di uno studio finanziato da AISM attraverso la propria Fondazione FISM: comprendere se interventi di blanda restrizione calorica, in aggiunta a un farmaco di prima linea (dimetilfumarato), possano migliorare l’efficacia della terapia. “Abbiamo coinvolto circa 120 pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente e lo studio proseguirà fino al prossimo giugno, quando poi avvieremo il follow-up”, spiega. “Finora i dati che abbiamo raccolto sono incoraggianti.”
“L’idea – afferma Matarese – è che regimi calorici restrittivi aiutino a controllare l’infiammazione e le risposte autoimmunitarie. In presenza di obesità e di conseguente sovraccarico metabolico – spiega – si osserva un iperfunzionamento del sistema immunitario in alcune persone, complici anche la genetica e di altri fattori ambientali.” Uno di questi è l’esposizione ad ambienti troppo puliti tipici delle società più avanzate: definita “teoria dell’igiene”, è l’ipotesi per cui il malfunzionamento del sistema immunitario sia anche riconducibile al fatto che fin da piccoli viviamo in ambienti con pochi germi, perdendo in questo modo la possibilità di “allenare” a dovere le nostre difese. Più il sistema immunitario “si allena” precocemente contro i germi, meglio sarà capace di controllare l’infiammazione, inclusa quella delle malattie autoimmunitarie.
“Obesità e sovraccarico metabolico sono in grado di alterare la risposta dei linfociti T del sistema immunitario, stimolando vie molecolari che favoriscono l’accumulo di cellule proinfiammatorie e diminuendo le Treg, i linfociti T coinvolti nei meccanismi di tolleranza immunologica. Se riuscissimo a controllare questo sovraccarico – afferma Matarese – potremmo, in parte, controllare e prevenire l’iperattivazione del sistema immunitario.”
“METTERE A DIETA” IL SISTEMA IMMUNITARIO
Se nei modelli animali di sclerosi multipla strategie di restrizione calorica sembrano funzionare, migliorando la malattia, l’idea oggi però non è solo quella di mettere a dieta i pazienti, quanto piuttosto il loro sistema immunitario. “Approcci di restrizione calorica controllata, dal punto di vista comportamentale, sono difficili da seguire nel tempo”, continua. Se alimentazione corretta, movimento, quando e come possibile, restano indicazioni di salute valide per tutti, la ricerca va oltre: “La speranza è di poter identificare, grazie anche a queste ricerche, dei target molecolari indotti dalla restrizione calorica associabili alle terapie classiche e che possano trasmettere un segnale di pseudo-affamamento nelle cellule del sistema immunitario”, spiega Matarese. “Si è visto che farmaci antidiabetici, come la metformina, che mediano anche segnali di pseudo-affamamento, utilizzati in combinazione con i farmaci di prima linea contro la sclerosi multipla, possono migliorare la malattia, con effetti antiinfiammatori.”