Dieta e il paradosso del Mediterraneo: i Paesi che vi si affacciano hanno il più alto tasso di obesità infantile. La maglia nera va all’Italia, che con il 21% di bambini obesi o in sovrappeso si attesta il primo Paese in Europa per obesità infantile, superando così Grecia e Spagna. A confermarlo, gli ultimi dati della Childhood Obesity Surveillance Initiative (2015-2017) dell’OMS: il 42% dei bambini maschi è obeso o in sovrappeso, mentre tra le bambine il dato scende al 38%. E al sud la situazione peggiora. La buona notizia è che, nonostante i tassi elevati di obesità, in meno di un decennio i bambini obesi e in sovrappeso nel nostro Paese sono diminuiti del 13%, secondo quanto rilevato dal Sistema di Sorveglianza Okkio alla SALUTE, promosso dal Ministero della Salute/CCM (Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie) coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. “L’obesità in età pediatrica è un campanello d’allarme che i genitori non dovrebbero mai sottovalutare”, avverte la prof.ssa Susanna Esposito, ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Perugia e presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, WAidid. “L’obesità, infatti, rappresenta un importante fattore di rischio di malattie croniche e, se presente in età pediatrica, si associa ad una più precoce insorgenza di patologie tipiche dell’età adulta come ipertensione, cardiopatie e diabete di tipo 2. La prevenzione è fondamentale per contrastare la diffusione del fenomeno. La diminuzione dei casi registrata negli ultimi anni è da ricondurre, infatti, all’enorme sforzo dei singoli Paesi, Italia compresa, nella prevenzione e nel controllo dell’obesità.”
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