C’è una stretta correlazione tra obesità, status sociale e condizioni economiche dei cittadini. Lo confermano i dati dell’Italian Barometer Obesity Report, pubblicati su Obesity Monitor, redatto da Istat, Coresearch e Ibdo Foundation, secondo cui nella diffusione di questa patologia giocano un ruolo importante i fattori ambientali, sociali e culturali che favoriscono nella popolazione l’emergere di questo grave problema di sanità pubblica. In Italia, ad esempio, l’obesità tra gli adulti con titolo di studio medio-alto si attesta intorno al 5%, mentre tra coloro che hanno conseguito solo la licenza elementare sfiora il 16%; al contrario, la percentuale delle persone normopeso o sottopeso cresce parallelamente all’aumentare del titolo di studio. Sono tra i dati ripresi da Open Mind Set, iniziativa editoriale di Altis realizzata in collaborazione con Open Italy allo scopo di stimolare, con analisi e approfondimenti, il dibattito istituzionale e l’advocacy su temi di politica sociale, sanitaria, economica e clinica in relazione all’obesità.
Secondo l’Italian Barometer Obesity Report, notevoli differenze per quanto riguarda la prevalenza dell’obesità si rilevano anche sul piano territoriale (8,4% al nord-est contro l’11,6% nel sud, con picchi che superano il 13% in Basilicata e Molise) ma che confermano comunque l’estrema variabilità della prevalenza della patologia in relazione all’appartenenza a classi sociali più svantaggiate, ove i determinanti sociali economici e culturali possono rendere più vulnerabili le persone esponendole al rischio dell’obesità. I dati emersi in Italia confermano quelli rilevati di recente in uno studio statunitense pubblicato dalla rivista Obesity, che riferisce dell’impatto dell’obesità sul sistema sanitario americano pari a circa 300miliardi di dollari annui in un contesto nel quale la popolazione obesa e socialmente e d economicamente più svantaggiata è maggiormente esposta, da 1,5 a 3 volte, al rischio di morte e dove i fattori ambientali, sociali e culturali predispongono gli individui a sviluppare la malattia alla quale si associano le altre co-morbilità: ipertensione, ipercolesterolemia, diabete mellito e infiammazione. Sempre secondo questo studio, le condizioni socio-economiche vengono ignorate così come sono ignorati le strette connessioni tra obesità e le altre malattie. Un quadro sanitario che in gran parte si replica anche in Italia dove l’epidemia dell’obesità, insieme alle malattie non trasmissibili e all’invecchiamento della popolazione rappresentano una seria minaccia per il sistema sanitario nazionale.
“Open Italy è un think tank formato esperti di obesità, sostenitori delle politiche, organismi parlamentari, società scientifiche e organizzazioni di pazienti con prospettive multidisciplinari, formata al fine di discutere soluzioni istituzionali per l’obesità”, afferma Andrea Lenzi, presidente del network italiano. “Lavora in partnership con l’Intergruppo Parlamentare su Obesità e Diabete e assieme miriamo a implementare un approccio clinico e olistico per proteggere i diritti delle persone che vivono con l’obesità, mettendo i pazienti al centro di tutti gli elementi della sanità correlata all’obesità. Ciò include, migliorare la qualità della vita e delle cure, combattere lo stigma del peso e riconoscere l’obesità come una malattia, che richiede impegno e azione da parte dei decisori politici e sanitari. È fondamentale che la politica italiana abbia maggior consapevolezza della prevalenza dell’obesità e dei rischi ad essa connessi, predisponendo adeguati interventi di politica socio-sanitaria, come l’inserimento nei LEA, oltre ad una presa in carico delle persone obese attraverso un sistema di reti di assistenza che garantiscano cure e trattamenti adeguati e Open Mind Set, vuole supportare il dibattito istituzionale su questi temi.”