
Un biomarcatore consentirà di diagnosticare il morbo di Parkinson in modo rapido e economico direttamente da campioni di siero di sangue. È quanto sostengono alcuni ricercatori delle Università di Kobe e Hiroshima. Poiché la popolazione anziana continua ad aumentare, si prevede incrementi anche il numero di pazienti affetti da malattie neurodegenerative. La metodologia si basa su un enzima – il citocromo P450 – che oltre a metabolizzare i farmaci funge anche da catalizzatore per l’ossidazione di varie sostanze. È noto che l’espressione di P450 all’interno del corpo cambia con l’insorgenza di varie malattie. Si ritiene che questo cambiamento nell’espressione di P450 influisca sulla quantità e qualità dei metaboliti nel corpo del paziente correlati a P450. Nel test sviluppato, 12 diversi P450 umani vengono miscelati ciascuno con un campione di siero e un substrato fluorescente: osservando il tasso di inibizione correlato alle alterazioni mediate dall’insorgenza della malattia in alcuni P450, è possibile discernere i campioni di siero degli individui affetti da una specifica malattia da quelli di soggetti sani. P450 reagisce con il substrato fluorescente per generare una sostanza fluorescente quando il test viene eseguito sui sieri di individui sani. Tuttavia, poiché la reazione è diversa quando il test viene condotto sui sieri dei pazienti, e quindi i valori di fluorescenza cambiano ottenuti, il test di inibizione fluorescente P450 potrebbe essere utilizzato per determinare se è presente o meno una malattia, rilevando appunto tali cambiamenti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports.