
Ieri altre 3 regioni hanno risposto alla positività del nuovo coronavirus Covid-19: si tratta di Liguria, Toscana e Sicilia. Ieri sera in Italia erano stati registrati 11 decessi e 325 contagi, un dato che porta il nostro Paese al terzo posto mondiale per numero di casi, ma che, dicono gli esperti, è probabilmente dovuto a un numero molto alto di controlli effettuati sul nostro territorio. A Roma, alla Camera dei Deputati, nel corso della tavola rotonda “Coronavirus: Dubbi, Certezze e Fake News”, organizzato dall’Associazione Culturale ONLUS Giuseppe Dossetti, si è fatto il punto sulla situazione globale e italiana del contagio, sulle cure e sulla prevenzione. Tra i relatori, Matteo Bassetti, Presidente della Società Italiana di Terapia Antinfettiva, che ha rinnovato, attraverso un’analisi ragionata dei dati disponibili in letteratura, l’invito a non scatenare allarmismi ingiustificati e a confidare nell’eccellenza del sistema sanitario e dell’Infettivologia italiana. “Il nuovo coronavirus costituisce un problema sanitario globale, ma non può essere considerato una pandemia”, dichiara Matteo Bassetti, Professore ordinario di Malattie Infettive e Direttore della Clinica Malattie Infettive, Ospedale San Martino di Genova, Presidente della SITA. “Gli oltre 200 casi di positività rilevati in Italia non costituiscono un’epidemia. Ad oggi, l’80% dei casi è confinato alla provincia di Hubei; 8 casi su 10 sono lievi con sintomatologia simile all’influenza e dall’11 febbraio in Cina si sta registrando una costante diminuzione dei casi. Un dato molto importante è il tasso di letalità, che in Cina è del 2,5% ma fuori dalla Cina scende allo 0,4-0,8%: questo è indicativo, perché gli altri Paesi come l’Italia sono arrivati preparati e hanno messo in atto tutte le misure del caso. Il nostro sistema sanitario è perfettamente in grado di gestire al meglio i casi di coronavirus.”
“Ad oggi – spiega Bassetti – non ci sono possibilità terapeutiche approvate per il Covid-19, ma possono essere impiegate molecole e antivirali in commercio sulla base dell’esperienza terapeutica di SARS e MERS. Sono in corso numerosi studi per la messa a punto di un vaccino, ma occorreranno dai 6 ai 9 mesi per averlo disponibile”, aggiunge il presidente SITA, che concludendo il proprio intervento ribadisce: “Sì alla quarantena per i contatti dei casi accertati; importanti le regole di igiene e lavare bene le mani, ma le mascherine non servono a nulla ed è meglio lasciarle agli operatori sanitari. È fondamentale informarsi da fonti certificate e, soprattutto, continuare a prevenire le malattie infettive con i vaccini disponibili”.