Fino ad ora, il contrasto all’obesità poggiava esclusivamente su strategie tradizionalmente basate sulla dieta e sull’esercizio fisico. Il nuovo paradigma nel trattamento dell’obesità si concentra invece su un approccio più integrato e personalizzato, puntando non solo alla perdita di peso ma anche alla prevenzione e la cura delle complicanze, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita del paziente in modo duraturo. In questo contesto, la terapia farmacologica dell’obesità è a un punto di svolta, con l’introduzione degli analoghi del GLP-1 nel trattamento dell’eccesso ponderale in tempi brevi, insieme a vantaggi per la salute cardiovascolare e metabolica, con effetti collaterali relativamente contenuti, come sottolineato nel corso del simposio Innovative Solutions on Patient Care, organizzato da Novo Nordisk all’interno del XXIII Congresso dell’Associazione Medici Endocrinologi AME, nel corso del quale è stato fatto il punto sul perché semaglutide possa rappresentare un nuovo paradigma nel trattamento dell’obesità.
L’obesità rappresenta una delle principali sfide per la Salute pubblica a livello globale; la sua diffusione è costantemente aumentata, anche nei Paesi a reddito medio-basso. Oltre a costituire un significativo fattore di rischio per diverse malattie croniche, l’obesità è essa stessa una patologia cronica progressiva e recidivante, anche in assenza di complicanze nelle fasi iniziali. L’obesità è spesso causa di gravi complicanze che possono ridurre l’aspettativa di vita, tra cui le malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2. È associata a molte gravi conseguenze per la salute e a una riduzione dell’aspettativa di vita. In particolare, è molto legata all’aumento del rischio di malattie cardiovascolari, compresi infarto del miocardio e ictus, e di mortalità. A livello globale, si prevede che la prevalenza dell’obesità raggiunga nel 2035 oltre 1,5miliardi di adulti, determinando un aumento di decessi correlati alle malattie cardiovascolari. Anche il nostro Paese è in linea con tale andamento: ad oggi, l’11,4% della popolazione vive con l’obesità; di questi soggetti, l’80% presenta scompenso cardiaco e frazione di eiezione preservata, combinazione che può aumentare fino all’85% il rischio di eventi cardiovascolari fatali, riducendo anche di 6 anni l’aspettativa di vita.
“Stiamo assistendo ad un notevole miglioramento nel trattamento dell’obesità e delle patologie correlate”, dichiara il dott. Renato Cozzi, presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi AME. “L’introduzione dei nuovi farmaci ha rivoluzionato l’approccio terapeutico, rendendo essenziale un cambio di strategia a 360°. Queste soluzioni terapeutiche, specie nell’obesità, consentono un controllo sempre più efficace della malattia, riducendo i fattori di rischio per l’insorgenza di patologie come, ad esempio, quelle cardiovascolari, prevenendo la progressione verso il diabete nei pazienti ad alto rischio e migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti. Il trattamento dell’obesità in particolare sta vivendo oggi una fase storica. Grazie alla ricerca e all’innovazione – prosegue – è possibile non solo ridurre il peso corporeo, ma gestire in maniera olistica la persona affetta da obesità tenendo conto del suo intero stato di salute. Risultati pubblicati recentemente su The Lancet, provenienti da una analisi cumulativa degli studi Step HFpEF, Step HFpEF-DM, Select and Flow, mostrano che semaglutide riduce in modo statisticamente significativo il rischio combinato di mortalità cardiovascolare o di eventi da scompenso cardiaco nei pazienti con insufficienza cardiaca con frazione di eiezione preservata (HFpEF) o lievemente ridotta […]. L’analisi ha preso in considerazione 3.743 partecipanti con insufficienza cardiaca con frazione di eiezione preservata. Nello studio Step HFpEF (semaglutide 2,4 mg) le persone arruolate avevano HFpEF correlata all’obesità; nello studio Step HFpEF-DM (semaglutide 2,4 mg) correlata all’obesità e diabete tipo 2; mentre lo studio Select (semaglutide 2,4 mg) includeva partecipanti con malattia cardiovascolare conclamata e sovrappeso o obesità e lo studio Flow (semaglutide 1,0 mg) con diabete tipo 2 e malattia renale cronica. Nei partecipanti degli studi analizzati – prosegue Cozzi – semaglutide ha ridotto il rischio di esito composito di morte cardiovascolare o di eventi di peggioramento di insufficienza cardiaca (definiti da ospedalizzazione o visita urgente per scompenso cardiaco) del 31% e il rischio di peggioramento dell’insufficienza cardiaca da sola del 41%. I risultati ottenuti in relazione alla morte cardiovascolare non sono stati statisticamente significativi (59 eventi tra le persone trattate con il farmaco contro 67 eventi tra coloro che avevano assunto solo placebo). Le persone che convivono con HFpEF possono presentare sintomi invalidanti e limitazioni fisiche e hanno un alto rischio di andare incontro a ricoveri ospedalieri e morte, soprattutto coloro che soffrono anche di obesità, diabete tipo 2 o entrambi. L’obesità è considerata un importante fattore di rischio nello sviluppo dell’HFpEF, tanto che circa l’80% delle persone che ne soffre è obesa. Anche il diabete tipo 2 è spesso presente nelle persone affette da HFpEF.”