Una nuova tecnica per la misurazione e la caratterizzazione di specifici linfociti, che infiltrano la mucosa intestinale, in grado di migliorare la capacità di diagnosi dei pazienti con celiachia potenziale, un particolare sottogruppo di pazienti celiaci. Questo il risultato raggiunto da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Napoli Federico II attraverso un progetto di ricerca finanziato dall’Associazione Italiana Celiachia AIC. Se ulteriormente validata in studi clinici su coorti più ampie di pazienti, la metodologia potrebbe essere impiegata per raffinare la capacità diagnostica della celiachia potenziale e, in generale, dei casi di celiachia con diagnosi difficile. La nuova metodologia sviluppata è basata su una combinazione di 2 tecniche di analisi individualmente già note agli Anatomopatologi. Partendo dall’osservazione di specifiche cellule nelle biopsie duodenali, la nuova tecnica non prescinde né sostituisce la biopsia come strumento diagnostico. Inoltre, i campioni raccolti per questa tipologia di analisi possono essere conservati a lungo, e potrebbero dunque essere impiegati e “interrogati” in futuro anche per altri scopi, quali conferme sul paziente o nuovi studi, costituendo una preziosa banca dati.
“La celiachia potenziale resta ancora molto difficile da diagnosticare e porta con sé una serie di aspetti da chiarire come la sua prevalenza, la presentazione clinica e la sua evoluzione, e soprattutto le indicazioni sul trattamento terapeutico. Per questo siamo particolarmente soddisfatti del risultato raggiunto dal gruppo di ricerca che ha condotto lo studio finanziato da AIC, i cui benefici per i pazienti celiaci appaiono già molto chiari”, dichiara Rossella Valmarana, presidente dell’Associazione. “Il grande valore di questa metodologia è che si basa su tecniche già in uso in diversi centri di diagnosi, favorendone quindi una facile applicazione una volta che sarà validata in studi clinici successivi, permettendo dunque di migliorare la diagnosi di celiachia potenziale e facilitare quelle diagnosi di celiachia che ancora oggi sono particolarmente difficili.” Lo studio – condotto da Antonella Marano, Riccardo Troncone, Valentina Discepolo, Mariantonia Maglio – è stato pubblicato sul Journal of Immunological Methods.